III DOMENICA dopo l'epifania 2012

La nostra liturgia ci presenta un’altra “epifania”, un’altra manifestazione che ci presenta chi è Gesù, e qual è la sua missione.
Manifestazione che si esprime come una premura di Dio per il suo popolo.

 Si continua chiamare questa pagina “la moltiplicazione dei pani”, mente dal testo s’intuisce che non si tratta di “moltiplicazione”, ma anche e soprattutto di “divisione”: il pane viene diviso e con-diviso.

A Cana mancava il vino, qui il cibo in pieno deserto. Gesù "sente compassione per la folla".
Quest’annotazione rivela il sentimento profondo che Gesù porta verso la folla: «Sentì compassione per loro». La compassione di Gesù – trasparenza della compassione di Dio – è un sentimento ricco di sfumature: è l’atteggiamento di chi si sente coinvolto e responsabile, un atteggiamento fatto di simpatia, amore e misericordia. È a partire da questo sentimento che si comprendono tutti i gesti di Gesù che il brano evangelico puntualmente racconta.
Dio non lascia mai mancare le risorse necessarie alla vita dell'uomo. Bisogna riconoscere che tutto in noi e per noi è dono di Dio.
Se i doni di Dio sono tanti, se la sua Provvidenza ci aiuta, tutto va però ben gestito: Dio li ha consegnati alla nostra responsabilità.
Dio ha bisogno di noi! Gesù ha coinvolto i suoi discepoli perché condividessero con tutti il poco che avevano: "Quanti pani avete?".
Gesù chiede aiuto. Poteva fare il miracolo, ma ha voluto la collaborazione dei suoi discepoli. Chiede la nostra collaborazione e la condivisione di quello che abbiamo.
La compassione e la premura di Gesù deve prolungarsi oggi nella sua Chiesa, nella generosità vissuta con gioia e nella fiducia che come suoi strumenti diventiamo capaci anche noi dei miracolo.
Naturalmente tocca ad ognuno un cammino di conversione segnato da uno stile di vita all'insegna della solidarietà e della sobrietà.
E' facile dire davanti ai grandi problemi o al povero che bussa alla porta: "Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?  Non abbiamo che sette pani, e pochi pesciolini". E' vero, di fronte a certi problemi ci si sente impotenti. Cosa posso fare? Quei sette pani era la povera merenda di un bambino. L'ha consegnata tutta a Gesù e li ha moltiplicati per sfamare una moltitudine. Forse il problema non è del quanto. E' uno stile di vita che si richiede: il coraggio di incominciare a fare quel che si può, tutto quello che si può, nel nome e nella forza che ci viene da Dio.  
Quando ho letto questa pagina del Vangelo, in cui davvero c’è la Parola che si fa nostra vita, mi si sono presentati davanti agli occhi le immagini di quelle migliaia di persone che stanno morendo di fame in Somalia e in altri paesi del Corno d’Africa. Quell’enorme massa di fratelli e sorelle che tendono la mano ed attendono la condivisione dei nostri pani, perché nessuno muoia. E sento tutta la mia povertà che mi fa dire: “Non ho che cinque pani e due pesci, come sfamare?”
C’è qualche preghiera di benedizione – di benedizione sulla mensa – ancora in uso, che mi lascia, ogni volta che la sento, un poco perplesso. Per esempio la preghiera che dice: «Benedici, Signore, questo pane che stiamo per prendere. E danne a coloro che non ne hanno». Siamo noi, e non Dio, che deve condividere.
A questa preghiera Gesù potrebbe rispondere come nel Vangelo di Matteo: Date loro voi stessi da mangiare. È un invito alla condivisione. Molto attuale, se guardiamo al di là della finestra di casa.
Ebbene, l’invito alla condivisione trova sul suo cammino, tra gli altri, due ostacoli, che il Vangelo vorrebbe farci superare.
Superiamo l’ostacolo del nasconderci dietro la nostra pochezza: “non abbiamo che cinque pani e due pesci”.
Altro ostacolo è ridurre la condivisione al superfluo. Per il ragazzo quei cinque pani e i due pesci era tutta la sua merenda, non il di più. Era tutto quello che aveva.
Siamo invitati ancora una volta a compiere un cammino di conversione, occorre che ci si converta alla povertà di spirito, ossia a quel distacco dai beni della terra per essere disponibili a diventare ricchezza per tutti.
Gesù con questo miracolo anticipa il dono del pane eucaristico, dato e spezzato per tutti. In forza di questo cibo eucaristico, diventiamo capaci dell’impossibile: dare la propria vita per gli altri.
Partecipare alla Messa non può essere ridotta solo ad una rappresentazione, come spesso la consideriamo per abitudine, ma è un’energia da impastare con la farina del quotidiano che ci renderà più “buoni”. Buoni da mangiare.