Relazione PARROCCHIA DI CAVARIA

L’ultimo secolo di storia della parrocchia di Cavaria è caratterizzato da una singolarità: dal 1913 al 2009, anno di arrivo di don Claudio, solo 4 parroci si sono succeduti alla guida della comunità di Cavaria.

Ciò ha dato certamente stabilità e sicurezza, ma ci ha forse “disabituati” ai cambiamenti, per cui per alcuni cavariesi non è stato facile accettare non un nuovo parroco, ma una diversa modalità di essere pastore e guida della comunità parrocchiale.

E’ importante segnalare la presenza in parrocchia di due realtà educative importanti:

-       l’oratorio, al quale gli ultimi due parroci prima di don Claudio, don Giovanni Villa e don Alessandro Re, hanno dato grande attenzione e rilievo, e che in tempi recenti è stato arricchito della tensostruttura che oggi ospita le celebrazioni comunitarie;

-       la scuola dell’infanzia che, pur non essendo parrocchiale, è sempre stata sostenuta dalla parrocchia, e che proprio lo scorso anno ha festeggiato il centenario della fondazione.

 

La creazione della Comunità Pastorale “Maria aiuto dei Cristiani” è stata condotta in tempi molto serrati, e quindi non c’è stato né tempo perché si generassero attese ed aspettative, né molto tempo per prepararsi al cambiamento.

In verità si era parlato di “Unità Pastorale” con la Parrocchia di Premezzo, con la quale infatti stavano già maturando percorsi comuni, in particolare nell’ambito della pastorale giovanile; ma la realtà di una comunità pastorale su 4 parrocchie, con 2 delle quali non c’erano né conoscenza né legami, ha suscitato all’inizio molti dubbi, perplessità e incertezze sul futuro.

 

La Comunità Pastorale è stata vissuta all’inizio un po’ come l’esperienza dei discepoli sulla barca, di cui abbiamo parlato in un Gruppo d’Ascolto (Mc 4, 35-41): ci siamo affidati alle nostre capacità e, quando ci siamo trovati in difficoltà, non abbiamo cercato le risposte in una dimensione di fede, ma tra noi. Ora stiamo imparando ad affidarci sempre di più al Signore, per cui molte difficoltà si stanno superando.

Forse all’inizio la COPS è stata vista, in particolare dagli adulti, solo sotto l’aspetto organizzativo: talvolta si rischia di cadere nell’efficientismo, ma le Missioni hanno dato una svolta, facendoci capire che il motore di tutto è Gesù.

Le difficoltà maggiori riguardano il fatto che il parroco non sia presente in ogni parrocchia, e la pluralità delle tradizioni di ogni paese da tenere in considerazione e valorizzare: questi però possono diventare anche punti di forza, perché fanno emergere in noi la fede più autentica, ci fanno diventare come Dio ci vuole.

Uno degli aspetti positivi di questi anni è stato conoscere la realtà delle altre parrocchie, e tante persone che prima non si conoscevano; un’altra ricchezza della comunità pastorale è la collaborazione dei laici, che diventa necessaria e arricchente per tutti.

Non ci sembra il caso di parlare dei vari ambiti di impegno pastorale (giovani, catechesi, liturgia, ecc.) perché, pur continuando ad essere realtà parrocchiali, si fondono nel panorama più ampio della Comunità Pastorale.

 

 

Nell’ottica del cammino progressivo verso la realizzazione piena di una vera Comunità Pastorale, come possiamo continuare a valorizzare le singole realtà parrocchiali senza impoverire la realtà comunitaria?