I DOMENICA dopo la dedicazione

La Chiesa ambrosiana oggi celebra il mandato missionario, ovvero la Giornata missionaria. E la parola proclamata offre lo spunto per questa celebrazione, in quanto il brano degli Atti degli Apostoli (prima lettura) ricorda il mandato missionario consegnato dallo Spirito Santo a Paolo e Barnaba: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: ‘Riservate per me Saulo e Barnaba per l’opera alla quale li ho chiamati’.

Il vangelo ricorda poi il mandato missionario ufficiale consegnato agli apostoli da parte di Gesù: “Andate in tutto il mondo e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

Nel Vangelo viene detto che i discepoli dovranno “fare discepoli tutti i popoli”. “Fare discepoli” significa che dovranno persuadere tutti gli uomini a fidarsi di Gesù: il discepolo si fida del suo maestro e vorrebbe che tutti se ne fidassero come lui!  

Dunque il Signore invia. Ma cosa è la missione? Oggi si parla sempre nella chiesa della missione; e ciò è un brutto segno, perché quando si parla troppo di una cosa è perché non la si vive. Credo che per noi l’idea di missione oscilli ancora tra l’idea di andare in Africa a costruire ospedali e l’idea di girare di casa in casa a distribuire riviste come fanno certi gruppi religiosi di varia origine. La missione non è questo.

La missione è un’esigenza del cuore. Del cuore di chi, incontrato Cristo, non può più vivere che per Lui e così proporlo a tutti. Dunque la missione è la vita che rinnovata dal vangelo, trasborda fuori di sé per riempire tutte le persone e le cose. Un po’ come il getto di una fontana: esso è talmente vitale e forte che esce dalla fontana stessa per irrorare il terreno intorno.

Il mondo ha bisogno di conoscere il Vangelo. Questa è l’evangelizzazione! E noi abbiamo bisogno di essere ri-evangelizzati. Che cosa significa ‘ri-evangelizzare’. La risposta ce la dà Papa Francesco: «nuova evangelizzazione» significa “risvegliare nel cuore e nella mente dei nostri contemporanei la vita della fede”.

Dice papa Francesco nel messaggio per la giornata missionaria: E’ urgente far risplendere nel nostro tempo la vita buona del vangelo con l’annuncio e la testimonianza e questo dall’interno stesso della chiesa.

Ciò di cui abbiamo bisogno, specialmente in questi tempi, sono testimoni credibili che con la vita e anche con la parola rendano visibile il Vangelo. C’è bisogno di cristiani che rendano visibile agli uomini di oggi la misericordia di Dio, la sua tenerezza per ogni creatura.

Ma qual è l’anima della missione? E’ la presenza di Gesù in noi e tra noi. E’ lo Spirito di Cristo con la fantasia che gli è propria ci farà inventare quelle cose che serviranno qui ed ora per mostrare Gesù agli altri. Ciò che conta è la vitalità della fede in noi che dobbiamo assolutamente coltivare e tenere viva.

Un altro elemento che le letture contengono così come il messaggio del papa è che la missione è un evento ecclesiale. Cioè si fa insieme. Lo Spirito riserva Paolo insieme a Barnaba per la missione. Ciò che convince il mondo è una fraternità fra persone.

Pensando alla missione mi è tornato alla mente il film "Uomini di Dio" che racconta la drammatica vicenda dei sette monaci rapiti e assassinati in Algeria. Nella notte tra il 26 e il 27 marzo 1996, un Gruppo Islamico Armato li rapisce e due mesi dopo ne annuncia l’assassinio. Il 30 maggio vengono ritrovate le loro teste, non i corpi. Il film racconta gli ultimi mesi di vita di questi monaci. Questa testimonianza suscita certo in noi una grande ammirazione. Ma al tempo stesso ci pone una domanda. Che cosa sono andati a fare in quel paese? Non sapevano che i musulmani non si convertono? Allora, che cos’è la missione?

Questi monaci non sono andati a fare proselitismo. Hanno fraternizzato con la gente, senza fare opere assistenziali ma condividendo la loro vita. Hanno annunziato con la loro presenza il Vangelo. E per questo hanno avuto il coraggio di andare incontro alla morte. Infatti erano convinti che il regno di Dio non è semplicemente una realtà di un altro mondo, ma si attua quaggiù tutte le volte che qualcuno è capace di morire per amore dei fratelli. 

La missione nasce dall’incontro con Gesù, con la sua misericordia, con il suo amore e l’amare i fratelli come Lui ci ha amato e che ci spinge anche a percorrere vie nuove, con coraggio, senza fossilizzarci! 

Io, con la mia vita, rendo visibile Gesù Cristo?