La Prima Comunione … … e la fragilità delle nostre famiglie.

Ogni anno l’avvicinarsi della prima comunione dei nostri ragazzi accende nell’animo dei propri genitori il desiderio di poter fare anche loro la Comunione. Cosa c’è di più bello?

 

Ma la difficoltà nasce per quelle famiglie con situazioni matrimoniali segnate da rotture e fragilità. Cosa si deve fare?

 

Penso che il primo passo da compiere, tutti e non solo chi si trova in situazioni difficili, sia quello di chiedersi: “Perché voglio ricevere la Comunione?”, “Quali sono le motivazioni che mi portano a voler ricevere l’Eucarestia?”. Chi dice “per far contento il proprio figlio!!!”, oppure “per sentirmi come gli altri” … e altre risposte del genere: sembrano motivazioni molto povere e prive di senso, espressione di un cammino di fede fragile, bloccato alle apparenze esteriori e niente altro.

Se invece le intenzioni sono più profonde ed è vivo il desiderio di condividere un cammino di fede coi propri figli, il discorso si fa più serio e per le famiglie segnate da rotture e fragilità è necessario fare un passo in più.

 

Visto che la maggior parte delle persone coinvolte si nascondono dietro al Papa, dicendo che lui si comporterebbe in maniera diversa e con più libertà, voglio proprio farmi guidare da quello che lo stesso Papa Francesco dice nell’Esortazione Apostolica “Amoris Laetitia” e più precisamente al capitolo VIII°, dove il Papa dà delle linee ben precise.

 

In questo capitolo Francesco si china sulle fragilità di coloro che hanno ferito o smarrito l’amore matrimoniale cristiano, nella convinzione che «la misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio» (n. 311). La cura pastorale delle situazioni matrimoniali fragili, dette “irregolari”: la convivenza, il matrimonio civile e la nuova unione di fedeli divorziati, è scandita da tre verbi: accompagnare, discernere e integrare.

 

 

 

Accompagnare¸ fare un cammino di vita cristiana, di vita spirituale. Cammino arricchito dalla partecipazione alla vita della comunità cristiana, alla celebrazione dell’Eucarestia.

 

Questo significa che non basta fermarsi a costatare il dato di fatto di un legame spezzato o che si è iniziato un nuovo rapporto affettivo con un'altra persona. Farsi accompagnare vuol dire confrontarsi con un sacerdote o guida spirituale e individuare insieme quei segni d’amore che in ciascuno di noi esistono e che riflettono l’amore di Dio.

 

Occorre affiancare, se lo vogliono, queste coppie, comprendendo le ferite che portano con sé, aiutandole non soltanto a chiedere misericordia, ma anche a dare misericordia a coloro che hanno ferito con la rottura dei legami affettivi (coniuge, figli, genitori, comunità cristiana …).  Se si è in cammino verso una meta, bisogna accettare che non si è ancora alla meta e, quindi, che la situazione, pur migliorando, è ancora segnata da limiti, che però non devono impedire di valutare e valorizzare il positivo che pure c'è.

 

In questo accompagnamento non possono mancare l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera in famiglia, la partecipazione alla vita della comunità cristiana e il dialogo fraterno.

 

 

 

Discernere

 

Cosa vuol dire il Papa?

 

Discernere è comprendere bene la situazione in cui uno si trova davanti a Dio e alla Chiesa. Discernere è ascoltare, fare in modo che la persona tiri fuori quello che ha dentro e cerchi di trovare la strada per uscirne.

 

Il discernimento è il senso interiore delle cose, la pronta e vigile capacità di capire e scegliere ciò che è bene in ogni situazione, di «valutare ciò che è meglio» (Fil 1,10).

 

Altro è essere separati, altro è essere solo divorziati, altro è convivere senza alcun legame civile, altro è vivere in una seconda relazione senza possibilità di ritornare alla prima, per esempio a causa dei figli generati in questa seconda relazione, altro sono coloro che si fanno carico dei figli, altro coloro che li hanno abbandonati insieme al coniuge senza provvedere alle loro necessità… Non tutte le situazioni sono uguali!

 

Sappiano che la sola separazione, o anche il divorzio civile, senza avere altre relazioni o convivenze di tipo matrimoniale, di per sé non impedisce l'accesso ai sacramenti della confessione e dell'eucaristia.

 

Il discernimento chiede che si individuino i passi di fede adatti alle singole persone, con la gradualità che non tende a distruggere il positivo esistente (la nuova relazione affettiva e i figli in essa generati), ma a farlo crescere in un'autentica prospettiva di fede in comunione con la Chiesa.

 

 

 

Integrare

 

Cosa significa integrare?

 

La Chiesa non è la comunità dei perfetti, ma dei peccatori che con umiltà si mettono davanti a Dio, consapevoli del bisogno di conversione dalle situazioni negative che in qualche modo si sono introdotte nella vita.

 

Integrare vuol dire comprendere che in questo cammino c'è posto per tutti, anche se non necessariamente un posto uguale per tutti. In ogni comunità umana, e anche nella Chiesa, c'è bisogno di persone che svolgono una molteplice diversità di compiti per la costruzione della comunità stessa, anche a prescindere della piena integrazione sacramentale, che comunque resta sempre una meta cui tendere e a cui si giunge attraverso una crescita progressiva nella vita di fede in consonanza con le esigenze del Vangelo.

 

 

 

Questo è il cammino proposto dal Papa: accompagnare, discernere e integrare.  Vedete che non è questione di ridurre il tutto di un Sì o un No quando si avvicina il giorno della prima comunione dei propri figli; si tratta invece di un cammino da percorrere, tutti e non solo chi vive situazioni faticose. Le scelte cristiane non si fanno solo alla vigilia di momenti straordinari: battesimi, prime comunioni, cresime…, ma queste scelte costituiscono la volontà di percorrere insieme una strada che ci aiuta a rileggere la propria vita con uno sguardo che sa entrare dentro e non si ferma all’apparenza o al far contento il proprio figlio nel giorno della Prima Comunione.

 

Il cammino è più lungo, non è opportuno parlare di “permesso” di accedere ai Sacramenti, ma di un processo di discernimento all’interno di una comunità cristiana, accompagnati da un sacerdote, con il quale si valutano il cammino da percorrere e le scelte da fare.

 

Concludo con quanto i Vescovi Lombardi indicano in una loro recente lettera: «È proprio a voi, fratelli e sorelle, che nelle vostre famiglie avete vissuto momenti di crisi, fatica, sofferenza, smarrimento per un lutto, una disgrazia o magari una separazione, che rivolgiamo un particolare incoraggiamento a non perdere la speranza. Ed è per voi che esprimiamo alle nostre comunità un forte invito a saper accompagnare, discernere ed integrare anche la fragilità che spesso attraversa la condizione famigliare. Accogliendo sempre meglio gli orientamenti di Amoris Laetitia, con attenzione alle specificità delle nostre comunità, cercheremo di esser più vicini a tutti, con chiarezza e amorevolezza. Vi invitiamo a rivolgervi con fiducia ai sacerdoti e agli altri animatori pastorali, ai vari servizi diocesani, ai consultori, ai gruppi per separati, divorziati o risposati che già operano nelle nostre diocesi, per confidare problemi, dolori, domande che vi stanno a cuore. Per tutti, anche per chi è passato ad una nuova unione, ci può essere un percorso di conversione adatto e fruttuoso per camminare nell’amore, nell’Amore di Dio».