Un cristianesimo senza Gesù!

Nel silenzio e nella pace che offre Lourdes, dove mi trovo con i pellegrini della COPS, ripenso e rileggo queste ultime settimane molto intense da tutti i punti di vista, anche quello pastorale. Rivedo in particolare i bambini della prima comunione con le loro famiglie, le coppie che hanno celebrato il loro anniversario di matrimonio, la comunità di Premezzo che ha appena vissuta la propria festa patronale …

Ho sotto gli occhi gli elenchi degli ammalati della nostra comunità pastorale, li affido a Maria, Madre della consolazione, perché tutti trovino in lei rinnovata fiducia.

 

Ogni anno qui a Lourdes viene messo in evidenza un messaggio pastorale che vuole far da guida ai numerosi pellegrini. Per quest’anno c’è quell’invito che Maria rivolge ai servitori di quella festa di nozze a Cana: “Qualunque cosa vi dica, fatela!”. Lo sto sentendo ripetere in tutte le lingue.

 

Maria si era accorta che era venuto meno il vino, elemento essenziale per il buon andamento di una festa. Si può immaginare cosa sarebbe accaduto se Maria non si fosse accorta, che fallimento, che chiacchierio, quanti pettegolezzi ne sarebbero venuti fuori. Così decide di fare intervenire Gesù e con una sicurezza di fondo dice: “Qualunque cosa vi dica, fatela!”. La presenza di Gesù fa continuare la festa. Il vino nuovo, apprezzato da tutti, ridona quel tocco di gioia necessario perché quegli sposi possano essere felici.

 

La presenza di Gesù sa trasformare il cuore dell’uomo. Riflettendo su questo mi è tornato alla mente un articoletto di Enzo Bianchi, apparso su Jesus (agosto 2017). L’articolo si intitolava “un cristianesimo senza Gesù” ed è proprio il titolo che mi aveva colpito anzitutto e mi aveva fatto pensare. Un cristianesimo senza una relazione viva con Gesù non è che una religione tra le altre; avrà sempre un futuro, perché le religioni non si spegneranno, ma non segnerà più la storia di questa umanità.

 

Se ripenso al mio catechismo e al modo in cui il mio anziano parroco, don Giovanni, mi ha aiutato a non dimenticare Gesù Cristo nella mia vita, a fare memoria di Lui, devo dire che ancora oggi ricordo una cosa in modo particolare, una frase che mi ripeteva spesso, quando mi vedeva incerto e incapace di prendere qualche piccola o grande decisione. Mi diceva come un ritornello questa frase: “cosa farebbe Gesù al tuo posto?”. Ecco tutto questo io non lo dimenticherò mai!

 

Dove Gesù sembra essere particolarmente assente? In quale festa la gente potrebbe mettersi a cercarlo e potrebbe anche far fatica a vederlo, a trovarlo? Il popolo di Dio che è stato affidato dal Vescovo sa mettere Gesù in mezzo^

 

Sinceramente a volta mi sorge qualche dubbio. Non sta a me giudicare, ma se penso certe riunioni organizzative in vista di feste e altre manifestazioni… c’è di tutto, si parla e straparla di tutti, l’unica persona che viene lasciata fuori è Gesù, con il suo vino buono!

 

Proprio dai più stretti collaboratori spesso Gesù non ha niente a che fare con il proprio operare.

 

Lo si perde di vista spesso. È facile essere cristiani senza Gesù, essere cristiani come se Gesù non c’entrasse, come se Gesù non ci fosse. Non entrasse nelle nostre più dirette considerazioni. Nel nostro primario interesse. Entro in qualche piccolo dettaglio per ben chiarire quanto spesso Gesù non ha niente a che fare con il nostro essere cristiani.

 

Un segno sempre più emergente nella Chiesa e che anche papa Francesco ha rimarcato più volte, è quello dell’aumento a dismisura del pettegolezzo. Della parola inutile, della critica facile e a buon mercato, che mette a posto una parrocchia mentre andiamo al supermercato o in farmacia. A volte si ha l’impressione che tanto il pettegolezzo avanza quanto la Parola di Dio è sempre meno ascoltata. Questo significa che le nostre parole inutili, il nostro pettegolezzo, riferendosi più alle nostre cose che alla Parola di Dio, finiscono per mostrare sempre meno Gesù che è la Parola di Dio fatta carne per noi, in mezzo a noi.

 

Come è possibile che per la dimenticanza nell’opuscolo preparato per la festa del paese venga fuori un putiferio? È triste vedere che nelle nostre riunioni ne vengano fuori litigi, abbandoni e altro di quel genere? Mi si dice che non ci sono mai!!! Quanti di queste persone dalla lingua biforcuta vanno dal parroco presente tutti i pomeriggi negli uffici parrocchiali? Potrei continuare questo triste e doloroso elenco.

 

Lascio a Papa Francesco continuare, lo ha fatto a Loppiano lo scorso 10 maggio, “(...) Occorre chiedere allo Spirito Santo la franchezza, il coraggio, la parresia – sempre unita al rispetto e alla tenerezza – nel testimoniare le opere grandi e belle di Dio, che Lui compie in noi e in mezzo a noi. E anche nelle relazioni dentro la comunità occorre essere sempre sinceri, aperti, franchi, non paurosi né pigri né ipocriti. No, aperti. Non stare in disparte per seminare zizzania, mormorare, ma sforzarsi di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità. Questo seminare zizzania, voi sapete, distrugge la Chiesa, distrugge la comunità, distrugge la propria vita, perché avvelena anche te. A quelli che vivono di chiacchiericcio, che vanno sempre mormorando uno dell’altro, a me piace dire – lo vedo così – che sono dei “terroristi”, perché sparlano degli altri; ma sparlare di qualcuno per distruggerlo è fare come il terrorista: va con la bomba, la butta, distrugge, e poi se ne va tranquillo. No. Aperti, costruttivi, coraggiosi in carità”.

 

Anche il nostro Arcivescovo Mons. Mario Delpini dice che: “nel continuo lamento che sento attorno a me e dentro le nostre comunità cristiane intravvedo il pericolo che i cristiani non sappiano più dire la gioia di essere anzitutto dalla parte di Gesù, di stare con Gesù lì dove si trovano a vivere: con quella famiglia, con quella comunità, con quei preti, ecc…. Ecco lo ripeto e lo impongo all’inizio del mio mandato come arcivescovo: nella mia diocesi è vietato lamentarsi”.

 

Si potrebbe andare avanti per questa strada, constatando che se le nostre comunità cristiane dovessero insistere sulla lamentela sterile e il pettegolezzo inutile e dannoso, la conseguenza di fatto sui nostri bambini, adolescenti e giovani non potrebbe essere altro che perdita di passione e di speranza.

 

L’ignoranza che spesso accusiamo nei nostri bambini e giovani nei confronti di Gesù non è dovuta alle catechiste che con tanta fatica ogni settimana cercano di parlare di Gesù, di spiegare loro Gesù, ma al fatto che non si parla di Gesù nelle nostre case e si parla di altro quando fuoriesce l’argomento chiesa, parrocchia, oratorio, ecc… Questo in ogni caso scoraggia, affievolisce la voglia di andare in chiesa e di tenere alta la speranza che ci viene da Gesù, nostro salvatore. Povero Gesù!!!

 

Una Chiesa formata da cristiani che si relazionano con un Gesù conosciuto vagamente, confessato solo in maniera astratta, un Gesù muto da cui non si può ascoltare nulla di speciale per il mondo di oggi, un Gesù che non seduce, che non convoca, che non tocca i cuori... è una Chiesa che corre il rischio di spegnersi. Una Chiesa senza Gesù Cristo è una Chiesa finita. Una comunità lamentosa, chiusa, litigiosa non ha futuro. E poi ci si lamenta perché i nostri oratori sono vuoti e in chiesa non viene più nessuno!

 

Abbiamo bisogno di una Chiesa ri-segnata fortemente, esplicitamente dall'esperienza di Gesù; animata da credenti consapevoli di vivere a partire da Lui e per il suo progetto del Regno di Dio. E tutti possiamo contribuire a far sì che nella Chiesa si viva e si senta Gesù in un modo nuovo e più intenso. Tutti possiamo far sì che, là dove operiamo, la Chiesa sia un po' più di Gesù e che il suo volto sia più simile al Suo.

 

“Qualunque cosa vi dica, fatela!”. Questo richiamo di Maria ci permette di trovare più gioia ed essere più sorridenti. L’acqua trasformata da Gesù in vino ha ridato gioia a quella festa di nozze. In mezzo a tanti obiettivi gastronomici, economici, mettiamoci dentro Gesù per essere trasformati da Lui e solo in Lui e con Lui potremo trasformare le nostre comunità e dirsi “cristiane”.

 

Ho tante intenzioni da portare a Maria nella recita del Rosario davanti alla grotta di Lourdes. O Maria, fa’ che io, anzitutto, e tutta la comunità pastorale senta nel proprio cuore il tuo invito e che tutti rispondiamo con generosità a “quello che Lui ci dirà”.

 

 

 

don Claudio