Appassionarsi alla vocazione di essere pietre vive

Varese 14 ototbre 2017

 

La nostra liturgia ambrosiana in questa vigilia della celebrazione della dedicazione del Duomo che vivremo domani in tutta la diocesi, ci fa riflettere sul significato del tempio. Gesù stesso si presenta ai farisei come il vero tempio che sarà distrutto, ma dopo tre giorni verrà ricostruito, confondendo i suoi interlocutori.

 

La Chiesa, per noi, non è primariamente l'edificio di pietra nel quale ci riuniamo per le nostre assemblee liturgiche, è innanzitutto il Corpo di Cristo di cui noi siamo le membra, le pietre viventi. Il nostro arcivescovo Mario, nella sua prima lettera ci invita ad “appassionarsi alla vocazione di essere pietre vive di una Chiesa che sia un segno della Gerusalemme nuova.”

 

Gesù vuole così la sua Chiesa, piccole pietre, ma tutte importanti. Tutti abbiamo un posto e una missione: la chiesa è comunità di vita, fatta di tantissime pietre, tutte diverse, ma che formano un unico edificio nel segno della comunione e della missione.

 

Siamo nel mese di ottobre, tradizionalmente chia-mato mese missionario, mese che ci prepara a vive la giornata di preghiera per le missioni che quest’anno sarà il prossimo 22 ottobre. E ringrazio don Erminio che mi ha invitato a celebrare questa Eucarestia chiedendomi di portare la mia esperienza di missionario Fidei donum. Infatti dal 2000 al 2009 sono per nove anni nel nord del Camerun, dove la diocesi di Milano da anni vive un gemellaggio con la diocesi di Garoua inviando sacerdoti e laici.

 

Già il termine Fidei Donum, esprime il cammino di una Chiesa viva. “Fidei donum” vuol dire dono della fede, la fede di una chiesa diocesana. Siamo inviati per portare l’esperienza di fede della nostra chiesa di Milano, ma nello stesso momento accogliere, ricevere la ricchezza di una giovane chiesa che tanto ha da insegnare a noi cristiani d’Europa.

 

Se la nostra chiesa ambrosiana, nonostante il periodo difficile che sta vivendo per il calo di vocazioni, continua a tenere aperte le porte alla missione, lo sta facendo perché è consapevole che la Chiesa o è missionaria o è niente. Lo dice molto bene il Papa nel massaggio per la prossima giornata missionaria: la “Chiesa è missionaria per natura; se non lo fosse, non sarebbe più la Chiesa di Cristo, ma un’associazione tra molte altre, che ben presto finirebbe con l’esaurire il proprio scopo e scomparire”. 

 

Noi in quanto cristiani siamo missionari, il cristiano non crede solo per sé stesso: «Ho fede, quindi sono salvato cioè sono nel giusto, sono bravo, sono contento, sono aiutato da Dio…»,  il vero cristiano traduce la sua fede in amore … ecco la missione amare, amare tutti, nessun escluso.

 

Il cristiano missionario è colui che conosce il Vangelo, lo fa suo, gli entra dentro, in profondità, si lascia cambiare la vita e trova nel Vangelo una fonte di gioia che è più grande delle sofferenze quotidiane (che pur ci sono e, alle volte, con abbondanza). Per il cristiano la Parola di Dio è fonte di gioia e questa gioia la dona agli altri, non può tenerla nascosta.

 

Se non comunichiamo il Vangelo, i casi sono due: o non crediamo che questo sia bello e fondamentale per la riuscita della persona, o non amiamo.

 

Se la Parola di Dio brucia nel cuore allora si accende il fuoco della missione e questo porta ad uscire, come dice Papa Francesco: «uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (EG 20).

 

Ognuno di Dio è missionario. Ognuno di noi è inviato come missionario dove vive e “andare in missione non è fare turismo... richiede coraggio, forza, fedeltà!” (Papa Francesco).

 

La missione non è necessariamente geografica (andare in Africa), ma un cambiamento dello sguardo verso gli altri vicini o lontani, buoni o cattivi: tutti hanno diritto d’incontrare la gioia che sorge dal Vangelo.

 

I miei anni trascorso in Camerun mi hanno permesso d’incontrare una chiesa giovane (da poco più di 70 anni è arrivata la fede cristiana), una chiesa gioiosa.

 

Il cristiano si sente appartenente alla propria Chiesa. Sentono nel proprio cuore la gioia di trovarsi insieme che esprimo nel canto, nella danza … celebrazioni lunghe due/ tre ore… senza lamentele e sbuffamenti.

 

La festa, la gioia non arrivano per corrispondenza, non si vincono alla lotteria, ma trovano casa nel profondo di un libero. A volte sembra strano – ci si domanda come i poveri possano fare festa … lo possono perché non sono annebbiati da tutto quello che può turbare e spegnere i valori più profondi: stare insieme, aprire la porta all’altro con fiducia, condividere il pianto o la gioia, la malattia, non avere nulla di difendere

 

Pur vivendo nel mezzo di tante religioni: islamismo, sette religiose, animisti, chi è cristiano è fiero di esserlo, non ha il complesso di essere cristiano, ma lo dice e lo vive apertamente. I complessati siamo noi!!!

 

Dice il Papa, sempre nel messaggio per la giornata missionaria: “la missione fa parte della “grammatica” della fede. Chi segue Cristo non può che diventare missionario, e sa che Gesù «cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario»

 

«Chi è il missionario?» hanno chiesto una volta a Madre Teresa, che ha risposto: «È quel cristiano talmente innamorato di Gesù Cristo, da non desiderare altro che di farlo conoscere e amare».

 

È bello trovarci insieme in questa santuario Mariano e in questo mese di ottobre, non solo missionario, ma anche dedicato al S. Rosario. Ci aiuti la Madonna a dire il nostro “sì” all’urgenza di far risuonare la Buona Notizia di Gesù nel nostro tempo; ci doni una rinnovata passione nel cuore per portare a tutti il Vangelo di Gesù.

 

La preghiamo anche per tutti i missionari che stanno lavorando nel mondo, con fatiche e sofferenze. Preghiamo per chi è perseguito per la propria fede (l’Avvenire di ieri diceva che sono più di 215 milioni i cristiani che sperimentano alti livelli di perse-cuzione). Preghiamo Maria per loro, perché nonostante le difficoltà che si possono incontrare nell’annuncio del Vangelo non perdano mai l’entusiasmo nel far conoscere Gesù e si sentano sempre guidati dal suo sguardo materno e dalla preghiera di tutti noi.