III^ domenica dopo il martirio "B"

"Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodemo". Oggi ci lasciamo guidare da lui e vediamo innazitutto di conoscerlo.

E’ un fariseo, dunque uno istruito, che sapeva tutto quello che c’è da sapere sulla religione. Uno curioso, che pur di trovare Gesù, rischia anche di farsi sorprendere dai suoi colleghi.

Questo fariseo è alla ricerca e lo fa di notte perchè ha paura di essere scoperto

Il simbolo della notte è molto interessante. La notte ci ricorda la tante tenebre interiori che cercano di sopprimere la luce di Cristo. La notte rispecchia la situazione interiore di quell’uomo in ricerca. Quante volte anche noi, che pur crediamo in Cristo, ci siamo trovati nella «notte»! Quante volte anche persone di grande fede hanno dovuto invocare un po’ di luce. La notte della sofferenza, notte della fede in cui non si sente più la presenza di Dio. Pesante a Madre Teresa di Calcutta: dice nella sua biografia che fin verso i cinquant’anni le pareva che Dio le fosse vicino, poi più niente.

Nicodemo cerca Gesù in questa notte spirituale. È a un uomo così che Gesù fa un discorso tutto incentrato su una rinascita ad opera dello Spirito di Dio. Nicodemo pensa spontaneamente che Gesù si riferisca ad una seconda nascita fisica. Perciò non comprende l’insistenza di Cristo sulla necessità di nascere «di nuovo» e «dall’alto». Nicodemo fraintende le parole di Cristo. Ciò nonostante, Gesù non si arrende di fronte a questa incomprensione e tenta di spiegargli che non si tratta di un’operazione possibile alle sole forze umane è opera dello Spirito.

L’incredulità di Nicodemo davanti a una richiesta tanto impegnativa è anche quella di tutti noi. Gesù ci chiede di essere come qualcuno che, preso da una ventata improvvisa, viene trasportato dove non sa. Ecco: lo Spirito fa’ così! E chi vive dello Spirito, chi accoglie questo dono, chi crede in Gesù di Nazareth, vive esattamente secondo questo criterio: quello dell’essere portati dove non sai, diventare come il vento, che viene preso, portato, va, si muove.

Rinascere, vuol dire cambiare, convertirsi, abban-donare il passato. Finché restiamo legati alle nostre paure, alle nostre fragilità, non riusciremo mai a capire la posizione del nuovo.

“Nascere” è un verbo importante: nel colloquio ritorna ben 8 volte. Per aprirsi alla fede l’uomo deve rivedere tutti i propri criteri, a partire da quelli religiosi. Nicodemo interpreta i segni compiuti da Dio entro un schema prestabilito e per questo sbaglia. Per capire chi è Gesù Cristo occorrono occhi nuovi, illuminati dallo Spirito, altrimenti tutto è oscuro.

Questo Anno della fede ci deve aiutare a staccarci dai nostri schemi che spesso ci fanno sentire a posto!!! La fede va rinnovata, va rimotivata, va vissuta.

Chiediamo allo Spirito di renderci capaci di leggere la storia, la nostra storia, e di rinascere dall'alto. Non basta "conoscere" la fede, occorre credere, fidarsi, schierarsi, aderire, donarsi. Lasciamo lavorare lo Spirito che viene quando meno ce lo aspettiamo, che intervenga nella nostra vita, che ci cambi il cuore.

Se vogliamo essere credenti autentici, lasciamo che lo Spirito ci porti.

Dobbiamo lasciarci prendere. Dobbiamo parte-cipare, lasciarci coinvolgere. Lasciarci coinvolgere profondamente. Lasciare che il nostro cuore e la nostra vita, tutto quello che siamo, venga gradualmente preso dentro questa ottica nuova, questo modo diverso di camminare.