VI DOMENICA dopo il Martirio di Giovanni Battista

La salvezza di Dio è un dono per tutti. Questo è in sintesi il messaggio della Parola di Dio che abbiamo ascoltato. In primo luogo il Profeta Isaia indica la necessità di convertirsi a quel Dio unico ed è l’unico che può salvare. “Volgetevi a me e sarete salvi, voi tutti confini della terra”, ecco una grande apertura all’universalità. Apertura che viene rilanciata anche da Paolo che tiene a precisare che non ci si salva con le proprie mani, con i propri meriti personali, ma per “grazia siete stati salvati mediante la fede”.

Ma noi ci fermiamo a riflettere sul Vangelo. La parabola riportata non è di facile comprensione e va contro il nostro modo di pensare e di giudicare. Prima di tutto, ci insegna che Dio chiama tutti a lavorare alla sua vigna che è la Chiesa. Ognuno di noi, secondo le proprie capacità e doni ricevuti, è tenuto a collaborare per annunciare il suo vangelo, la sua parola.

E’ strano: il Signore si serve di noi. E’ vero, Dio è Dio e pertanto può fare benissimo senza di noi; ma Dio si vuole servire delle creature per compiere le sue meraviglie. Dobbiamo ringraziare Dio per questo suo dono, ritenendoci però sempre dei servi inutili, per nulla indispensabili. Se riusciamo a fare del bene, ringraziamo il Signore e, con umiltà, pensiamo che Dio poteva servirsi di mille persone diverse per compiere la stessa cosa.

La parabola però ha il suo cuore altrove. Infatti insiste sul fatto che gli ultimi sono stati pagati come i primi. Sembra che il padrone della vigna abbia fatto un'ingiustizia retribuendo allo stesso modo gli operai dell'ultima ora e quelli che invece avevano affrontato il peso di tutta la giornata. Questa parabola ci insegna che davanti a Dio nessuno può pretendere dei diritti. La ricompensa di Dio è un dono, non un diritto. La parola "grazia" indica proprio il dono gratuito di Dio. Per comprendere il modo di agire di Dio bisogna comprendere la logica dell'amore e non quella della nostra pretesa giustizia: “Io do e tu mi dai”. A chi mormorava contro di lui, il padrone della vigna dice: «Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?». Queste parole ci fanno comprendere la grande libertà di Dio. Egli è Padrone della sua grazia e la dona alle sue creature come vuole, quando vuole, e nella misura che Lui vuole. L'atteggiamento della creatura deve essere quello dell'umile riconoscenza e non quello del-l'arrogante pretesa.

Il secondo insegnamento che riceviamo da queste parole riguarda quello che, forse, è il più brutto di tutti i vizi, quello che maggiormente si oppone alla virtù della carità, ovvero l'invidia.

Il padrone pone all’operaio che si lamenta una domanda intelligente, che va al fondo della questione: «Sei invidioso perché sono buono?». Giusta domanda: i primi operai, infatti, non si lamentano perché è stato loro tolto qualcosa, ma semplicemente perché è stato dato anche agli altri quanto è stato dato loro. La loro protesta non esprime desiderio di giustizia, ma invidia. L'invidia è l'unico vizio che non dà proprio nulla. Gli altri vizi, apparentemente, danno qualcosa; l'invidia è solo tristezza e rancore. È invidioso chi si rattrista per il bene che vede negli altri. Non è invidioso chi invece si rallegra per il bene onesto che vede negli altri. La Parola di oggi è un invito a togliere ogni traccia di questa invidia. Anche noi saremo premiati da Dio se gioiremo per il bene altrui.

Chiediamo al Signore che riaccenda di nuovo la nostra fede nel suo vangelo e ci doni la sua grazia. Giovedì si apre l’Anno della Fede. Un anno straordinario. Un’opportunità da non perdere noi che abbiamo fede, ma che spesso non siamo capaci di renderne ragione. I gruppi di ascolto ne sono un mezzo valido e di aiuto.

Lasciamoci affascinare da un Dio così, che ci salva «per grazia mediante la fede».

Superiamo ogni «legge di mercato» nel rapporto con Dio. Viviamo la logica dell’amore. Che questo Anno della Fede ci consenta di riconoscere che il Regno di Dio si è fatto vicino e che è ora di prestare un’opera produttiva nella sua vigna.