Con la I domenica dopo la Dedicazione la Parola di Dio apre a tutti credenti gli orizzonti dell’annuncio al mondo del Signore. Il Vangelo ci presenta un intervento di Gesù chiaro e diretto: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.
L’annuncio della Chiesa, la predicazione del Vangelo è qualcosa che sta a fondamento della nostra esistenza. Senza questa predicazione, senza questo annuncio, noi oggi non saremmo qui a celebrare l’Eucaristia insieme. La nostra vita sarebbe completamente diversa. Siamo in questa Messa perché chi è venuto prima di noi non ha tenuto la bocca chiusa; ha parlato, ha testimoniato, ha preso sul serio il mandato del Signore, che diceva: “Andate, annunziate il Vangelo, battezzate”. Grazie a quell’aver preso sul serio quel mandato, noi oggi conosciamo il Vangelo.
“Andate, annunziate il Vangelo”. Spesso si lega il discorso della predicazione a quelli che parlano da un pulpito. In realtà, la fede è arrivata fino a noi non solo attraverso i predicatori, ma, molto più profondamente, attraverso la testimonianza di tanta gente semplice, ma convinta. La maggior parte di noi non ha fede perché l’ha ascoltata nelle prediche, ma perché l’ha conosciuta nelle persone più vicine. In qualcuno che viveva la sua fede e in qualche modo ci ha fatto capire che era una cosa seria, per cui valeva la pena investire la vita.
Oggi si tende a delegare ad altri l’annuncio del Vangelo: quasi tutti hanno paura di testimoniare la propria appartenenza alla fede. Moltissimi cristiani temono di parlare di Cristo. Si è timorosi in fondo perché ci si sente impreparati. O perché non conosciamo più il nostro Dio!
Oppure si dice che ciascuno ha la sua “idea”… credere in Dio non è un idea. Si tratta di riconoscere che dentro l’annuncio del Vangelo, non c’è solo un’idea, c’è Lui.
“La fede è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio. La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia”.
(Benedetto XVI).
E’ il Signore Gesù che ci ha detto: “Andate, annunciate, battezzate! Noi non possiamo certo permetterci di prendere alla leggera queste Sue parole, che, tra l’altro, assumono ancora più forza, perché sono le ultime che ha detto, quando era qui sulla terra con noi.
Possiamo allora trascurare il mandato missionario o delegandolo o pensando che in fondo si può anche farne a meno?
Noi abbiamo un mandato da parte di Cristo, ed è stato dato alla Chiesa intera! Ciascuno poi lo realizza nel modo suo proprio, con le sue capacità, con la sua coscienza, con la sua consapevolezza, con la sua vocazione. Ma questo mandato è stato dato alla Chiesa; ad ogni cristiano è stato detto: “Andate, annunciate”.
Noi dobbiamo sentire il desiderio di testimoniare la fede che viviamo.
Dobbiamo cogliere le tante occasioni nelle quali è possibile raggiungere l’altro. Pensate alla narra-zione della prima lettura. Il diacono Filippo, che si trova in cammino su una strada, è condotto ad incontrare quell’uomo, che sta leggendo la Scrittura e ha nel cuore una domanda. Filippo capisce che nel cuore di quell’uomo c’è una ricerca e lo porta a conoscere Cristo.
E’ questo il nostro compito. Noi dobbiamo raggiungere gli uomini e fare sì che l’uomo di oggi si renda conto che senza la Fede manca qualcosa che fa diventare la vita vera, autentica, piena. E’ difficile, lo so, anche perché il pregiudizio rispetto alla vita cristiana è forte, è potente. Ma non ci si deve fermare. Parlare non significa mettersi sulla piazza e cominciare a urlare. Stiamo sul semplice. Magari stai andando al lavoro in treno e leggi un libro di pregherie: quello è già segno che qualcuno sta vivendo la preghiera e sta facendo una scelta. Una visita in Chiesa… lo staccarci da chi nei discorsi è banale, superficiale o peggio ancora bestemmia, insulta Dio e al Chiesa…
Ecco, noi dobbiamo porci con questo atteg-giamento. Oggi il Signore Gesù ci dice: “Andate, predicate il Vangelo”. Questo è vivere la Missione. Un amico prete mi diceva appena tornato in Italia: “Tieni vivo anche da noi il fuoco della missione”. Questo è tener vivo il fuoco della missione.
In questa settimana ciascuno deve sentirsi impegnato, almeno in una occasione, ad annunciare il Vangelo. Facciamo i compiti a casa. Alla fine di questa settimana ciascuno deve arrivare in fondo e dire: almeno a quella persona, in quella circostanza, ho annunciato il Vangelo.