2^ DOMENICA D’AVVENTO “C”

"Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio": così Marco comincia il suo vangelo. Sapete certamente che "Vangelo" significa "bella notizia", ma questa bella notizia non è un avviso, non è una informazione, non sono parole!!! E' una persona: Gesù. Lui “è il Vangelo”. Cosa significa? Che Dio si è fatto così vicino a noi, tanto da farsi uomo come noi. Gesù, se ascoltato e accolto, porta sempre un nuovo inizio.

E’ importante, allora, ragionare sul Vangelo e tornare a pensare a quel grande tesoro che ci è stato consegnato, perché qualche volta tendiamo a dimenticarlo.

Davvero Gesù è per noi la “buona notizia”? Se Lui è la bella notizia, quella che ci sorregge, vuol dire che, nel corso della nostra giornata, malgrado tutte le complicazioni e le negatività che dobbiamo affrontare, ritroviamo in Lui la convinzione e la forza per andare avanti, sai che ne vale la pena.

Dovrebbe stare alla base dell’essere cristiani; una consapevolezza immediata. Invece dobbiamo ammettere che spesso non è così. Altre notizie fanno presa i noi!!!

Il Vangelo è Gesù, ma il Vangelo è anche quel testo che parla di Gesù. Che ci racconta la Sua vita, che riporta le Sue parole, che ci conduce ad interrogarci su chi è il Signore, Gesù. Anche questo però presenta aspetti problematici. Noi lo accogliamo col canto gioioso dell’Alleluia ci si alza tutti in piedi, però, spesso, non lo viviamo in maniera conseguente.

Il primo modo sbagliato di relazionarsi al Vangelo è quello di ascoltarlo come se fosse un romanzo. Senti una cosa bella, ma che non ha niente a che fare sul con quello che noi viviamo. Percepiamo un messaggio per noi, ma questo, spesso, non fa che mettere in luce la nostra incapacità. E tutte le volte che lo ascoltiamo aumenta la distanza della nostra vita ci sentiamo sempre più lontano da quel modello così bello. Il Vangelo, invece di diventare una “bella notizia”, diventa una “cattiva notizia”. Per cui noi usciamo dall’ascolto del Vangelo invece di sentirci consolati, spronati, più vivi, capaci di vivere una cosa nuova, ci ripieghiamo su noi stessi, sulle nostre incapacità, sul nostro fallimento. Questo è esattamente il contrario di quello che il Vangelo vorrebbe suscitare.

Nel Vangelo ci parla di ciascuno di noi. Perché il Vangelo è rivolto a ciascun uomo. Se noi non sentiamo questa novità, questa possibilità di diventare uomini nuovi, a partire da quell’ascolto, il vangelo ci scivola via. Come entro, così esco da Chiesa. Allora, il problema è di come io ascolto, di come io mi approccio al Vangelo, a questa buona Parola. Perché, se il punto di partenza è che io non ho nessuna intenzione di cambiare - perché sono convinto che non posso, perché ci ho già provato tante volte -, non succederà nulla. Se noi arriviamo con la consapevolezza che siamo un disastro, ma ci lasciamo raggiungere da quella Parola che ci dice di fidarci, di ascoltare di nuovo, di muoverci a partire dalla fiducia in Lui, qualcosa cambierà.

Semina oggi, semina domani, quella Parola dentro di noi darà frutto. Non è solo una “bella notizia” perché ci dice: “Ecco, guarda, c’è Gesù, il Cristo, che è venuto in mezzo a noi, per noi è morto e per noi è risorto”. Ci che l’uomo può cambiare di nuovo.

Ecco, noi siamo invitati oggi a riscoprire la bellezza e la ricchezza del Vangelo. A renderci conto che noi abbiamo nel cuore, nelle mani, e dovremmo avere sulle labbra in ogni occasione, la “buona notizia” per eccellenza: Cristo è venuto fra noi, Cristo cambia il nostro cuore, Cristo ci crea comunione, unità. E’ l’ascolto del suo Vangelo che fa unità. (I gruppi di ascolto).

La prima lettura ci ricorda i lunghi conflitti che hanno riempito tante pagine della Bibbia. Egitto e Assiria sono i due luoghi in cui Israele prima viene tenuto come prigioniero e poi viene deportato. Sono il nemico per eccellenza per un israelita. Isaia dice che Israele diventerà il luogo del passaggio, il luogo dell’incontro tra questi due grandi nemici. La visione è quella che i credenti diventano il luogo della comunione, il seme della comunione. Questa è la buona notizia che ci è consegnata.

Noi tutti siamo chiamati a diventare nel mondo al pari del Battista: «voce di uno che grida nel deserto» Sono belle queste due immagini: Noi siamo chiamati a divenire STRADA e VOCE.

Per accogliere il Signore Gesù occorre preparare la STRADA, raddrizzare i sentieri. Questo significa impegnarsi ogni giorno a liberare i pensieri, i sentimenti, le scelte concrete dalle buche dell'egoismo e dalle pietre dell'indifferenza. La nostra vita cristiana c’impegna ad essere STRADA che unisce, strada libera per portare tutti ad incontrare il Signore. Non dobbiamo essere ostacolo, ma passaggio per incontrare la strada del Signore.

Noi siamo VOCE, anche se a volte sembra di parlare nel deserto, non dobbiamo avere paura. La nostra voce esce da un cuore grande, un cuore riscaldato dal cuore di Cristo.

Ecco l’impegno che ci aspetta in questa settimana, se iniziamo da oggi potremo arrivare a Natale davvero liberi e pronti per incontrare Gesù.