Intervento del Vicario Episcopale Mons. Franco Agnesi

Dopo la presentazione della Comunità Pastorale e delle singole parrocchie, il Vicario Episcopale ha ringraziato per la testimonianza vera e sentita che ha ascoltato, in cui non si sono nascoste anche le fatiche e le stanchezze. Rileggendo il vissuto della Comunità Pastorale è così intervenuto:

«Le vostre parrocchie hanno vissuto con fiducia o meglio con fede il cambiamento che veniva loro chiesto. La storia della vostra comunità pastorale riflette la storia di molte altre realtà della nostra diocesi. Il nostro è un tempo di grandi cambiamenti, spesso repentini, che fino a qualche decennio fa’ non potevamo neanche immaginare. Le parrocchie rimanevano immutate per tanto tempo e spesso il parroco rimaneva nella sua chiesa per tanti decenni. I cambiamenti che i nostri nonni vivevano erano quasi inesistenti e il parroco aveva sì il ruolo di evangelizzatore e di catechista, ma era ben supportato dalla presenza forte e qualitativamente importante delle famiglie. A catechismo si andava soltanto nei periodi forti dell’anno e a ridosso dei sacramenti, per il resto del tempo la fede era vissuta in famiglia grazie agli esempi dei genitori e dei nonni. Tutti andavano in chiesa e lì s’insegnava e si trasmetteva la fede. Il tessuto famigliare trasmetteva la fede, il pastore era una presenza in un contesto di chiesa che viveva in modo tranquillo e ripetitivo il suo essere. Se pensiamo, invece, alla realtà attuale scopriamo come le questioni di fede non sono più così scontate perché lo scenario è totalmente cambiato. Una trasformazione così radicale come quella che si è appena vissuta fa’ nascere un nuovo modo di sentirsi comunità, perché il cambiamento permette di ricercare nuove basi solide su cui fondare nuovi cammini in cui è importante tenere conto le ricchezze di ogni realtà, di ogni parrocchia.

Spesso ci si attacca alle tradizioni dei singoli paesi, ma queste non sostituiscono la fede, anzi la sostengono. La fede permette a ogni persona di leggere la storia con gli occhi del Vangelo. E quando rileggiamo così la storia di ogni parrocchia cogliamo cosa sia davvero essenziale, cosa realmente conta e quale sia lo stile che si vuole far emergere. Le soluzioni diverse che si possono trovare alcune sono buone, mentre altre più zoppicanti, per questo è sempre importante fare una verifica. Anche nella nostra diocesi dopo un gran fiorire di cantieri per studiare le situazioni più urgenti ora si vuole verificare quale sia il volto della chiesa che ne emerge.

 

I cantieri che verranno presi in esame sono quelli della iniziazione cristiana: ci si è chiesti cosa vuol dire diventare cristiani in un contesto che cambia, come possiamo venire in aiuto alle famiglie che chiedono i sacramenti. Si è sentita l’esigenza di aiutare i genitori nel cammino di fede dei loro figli, di vivere insieme una introduzione alla vita della chiesa. Si sono trovate soluzioni che ora dobbiamo verificare per stendere un progetto unitario

Secondo cantiere è la prima destinazione dei preti novelli che fino a qualche tempo fa’ prima andavano nelle parrocchie per poi ritornare 3 gg in seminario per gli studi. Oggi invece vivono in realtà parrocchiali o di comunità pastorale già da diaconi e poi continueranno per altri tre anni.

Poi c’è il cantiere delle Comunità Pastorali. Si vuole capire come ci si sta muovendo quale siano i loro punti di forza. Ogni vostra parrocchia ha nel suo interno doni preziosi che deve sapere mettere in gioco per il bene anche delle altre. Una volta tutto era piatto, poi capitava che in qualche parrocchia arrivava un parroco un po’ più geniale degli altri allora questa prendeva una spinta, un’accelerazione. Alla partenza di questo parroco tutto ritorna al solito torpore. Oggi non è più possibile che avvenga questo. E’ importante la comunicazione fra parrocchie vicine (i confini decanali o addirittura di zona sono troppo ampi per favorire un dialogo reciproco e costruttivo).

Oggettivamente avete fatto presente la mancanza di un prete fisso per ogni parrocchia. E’ vero siamo davanti a una diminuzione del numero dei sacerdoti e quelli che ci sono devono essere meglio distribuiti. Ma il volto del prete è in continua evoluzione: al parroco viene chiesto di saper coordinare tutte le diverse ministerialità, i diversi servizi che esistono in ogni comunità parrocchiale. Compito del parroco e di collegare questi ministeri. Deve possedere la capacità di fare sintesi con i diversi servizi, cioè deve saper mettere insieme le diverse realtà, ricchezze e attenzioni senza dimenticarsi che lo scambio reciproco dei doni di ciascuna parrocchia è un valore assoluto per tutti. Ciò accomuna è l’Eucaristia a cui dobbiamo far riferimento poiché è il culmine del nostro essere cristiani. Quel gesto di Gesù che ci unisce in cui poi trovano spazio parola e carità, la preghiera e la devozione… Spesso le situazioni che siamo chiamati a fronteggiare sono talmente complesse che non basta più la singola comunità parrocchiale, ma si deve attingere alle risorse di altre realtà vicine per trovare un aiuto ed una soluzione.

Nonostante poi le migliori intenzioni con cui si cerca di risolvere le diverse problematiche, alcune soluzioni funzionano mentre altre no. Si possono vivere fallimenti, persone che se ne vanno, scoraggiamenti proprio perché ogni cambiamento porta con sé una buona dose di fatica. E’ importante tener vivo e non perdere quello stile che caratterizza una comunità cristiana che l’accoglienza. Bisogna sempre partire dalle fatiche, non dagli ideali perché attraverso di esse si cresce.

Per la vita della chiesa sono necessari:

•             La comunione: dono di Dio che nel paradiso avremo in modo pieno non prima Negli anni settanta / ottanta si parlava tanto di amicizia nei gruppi, nelle associazioni e si facevano tanti convegni su questo argomento. Il Vangelo vale molto più di convegni. Gesù quando ha parlato della Chiesa ha parlato di perdono e di bambini. La Riconciliazione, il perdono insegnati da Gesù sono il miglior modo di ripartire per ristabilire legami di qualsiasi genere, per ricucire strappi altrimenti insanabili. L’ideale ci è dato dal Signore nell’Eucaristia, nella Parola nella Carità fraterna e dallo Spirito santo ma il volto concreto che ogni comunità deve mostrare è proprio quello della Riconciliazione ( Perdonatevi settanta volte sette) che non è facile da raggiungere in pienezza ma che permette una diversa disposizione del cuore nel rapporto con il nostro prossimo. In questa ottica dobbiamo sempre tenere la porta aperta per poter accogliere di nuovo chi si è allontanato dalla Comunità per i più disparati motivi.

•             Comunità, espressione storica e concreta della comunione che si esprime con diverse forme. La forma della parrocchia è segno del desiderio di Dio di entrare in comunione con noi, essa deve essere sostenuta. Dio vuole avere una storia con noi e ci chiede un aiuto. Nella parrocchia ci sono questi segni di comunione che devono crescere, oltre alle associazione e movimenti. La parrocchia è stata inventata nel terzo secolo quando si è posto nei villaggi un luogo di chiesa dove il vescovo mandava i suoi collaboratori essa è il luogo dove crescono i semi di comunione. La forma della parrocchia rimane perché dà l’immagine della cattolicità in cui sono resi possibili questi cammini di comunione necessari all’intera comunità, ma deve essere sostenuta e collegata con il decanato, con la zona e la diocesi stessa che sono diverse per forma giuridica ma hanno la stessa radice.

•             La comunicazione . Tutto questo deve essere comunicato bene perché possa dare frutti. Una cattiva comunicazione può creare incomprensioni. Gli apostoli hanno avuto bisogno per poter meglio annunciare la parola della presenza dei diaconi per poter comunicare con tutti soprattutto con i Gentili a cui non riuscivano arrivare per problemi di lingue e culture diverse. Un po’ quello che stiamo vivendo oggi, abbiamo ancora bisogno di creare una buona rete di comunicazione affinché si possa arrivare davvero a tutti . La Comunicazione è pertanto una grande sfida che ci interpella.

•             Queste tre realtà devono sottostare al principio della sussidiarietà. Non facciamo in alto quello che si può fare in basso, non disperdiamo tutto quello che può essere fatto nell’ordinarietà senza un aiuto che viene dall’alto.

 

Per meglio comprendere il volto vero della comunità bisogna realizzare una progettualità comune che tenga conto delle risorse di ogni parrocchia presente nella comunità pastorale e che sappia discernere cosa sia più saggio e più opportuno in ogni ambito. Per esempio se sia o meno necessario costruire un oratorio, se sia opportuno trovarsi in un certo luogo per le celebrazioni comunitarie. C’è allora una vita di Chiesa che deve essere locale, parrocchiale e un volto di Chiesa che deve essere collegato fra parrocchie. Le domande o le questioni devono essere esaminate insieme. In ogni parrocchia poi devono essere sostenute e suscitate le diverse vocazioni, le modalità di servizio. E’ importante che ogni parrocchia non tenga per sé le proprie ricchezze, ma le metta a servizio delle altre in modo che tutti ne possano godere. Non è questione di dimostrare chi sia più bravo o meno bravo, ma di mettere in comune le proprie potenzialità per un bene comune.

 

I frutti che ci aspettiamo da questo vivere in comune sono

  • ·         la crescita della comunione
  • ·         La reciprocità - scambio di doni e di esperienze per favorire un arricchimento e per essere più uniti in un contesto che cambia
  • ·         una maggiore vicinanza alle persone    
  • ·         saper portare il peso gli uni degli altri
  • ·         usare bene gli spazi che già si possiedono, sfruttare bene le proprie risorse che sono il frutto della generosità dei parrocchiani e che sono parte integrante della storia di ogni parrocchia. Le strutture parlano della cura delle parrocchie verso alcuni settori della Pastorale

 

  • ·         La difficoltà più sentita è quella di non avere un parroco che possa seguire una singola parrocchia e spesso si nota che nelle città che hanno un numero di abitanti uguale a quello di certe comunità come la vostra si possa contare sulla presenza di più sacerdoti. La scelta di mandare più sacerdoti non è legata al numero degli abitanti, ma dai bisogni che realmente esistono: ( vedi scuole, centri ricreativi, teatri , associazioni culturali, associazioni)
  • ·         Nella vostra comunità oltre al parroco avete la grazia di avere molte figure religiose che con il parroco vi fanno sentire di non essere soli, ma di essere supportati dall’intera chiesa. Impariamo a valorizzare queste presenze che non sostituiranno mai la figura del sacerdote, ma non ci fanno sentire abbandonati dalla chiesa stessa.
  • ·         E’ emerso il desiderio di avere un sacerdote che possa occuparsi della pastorale giovanile: è importante innanzitutto creare un gruppo di giovani che possa supportare un prete giovane. Nessuno ha la formula magica per attirare i giovani e seguire il Vangelo costa fatica … mettiamo le basi per un gruppo ben unito che possa davvero iniziare un cammino spirituale, poi si vedrà.
  • ·         Vi ringrazio perché non mi avete nascosto nulla. Ma avete dato la testimonianza di una chiesa che cammina. Vi chiedo di essere voi stessi. Verificate spesso il vostro cammino e correggete i passi falsi. Preghiamo perché la vostra comunità sia una chiesa vivace che faccia dell’entusiasmo il suo stile, quello che mi avete testimoniato. Vi ringrazio tantissimo.