Domenica nell’ottava di Natale 2012

Ritorna in questa domenica il Vangelo della notte di Natale, il prologo di Giovanni, l’inno alla Parola che si fa carne. Si legge: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio”. Gesù è il Verbo, la Parola di Dio o, come dice la prima lettura, la sua sapienza.

Questo significa che Dio ha pensato, ha creato tutto in vista dell’Incarnazione, cioè per l’incontro fra Dio e l’uomo nella persona di Gesù.

Abbiamo letto nel Vangelo che “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. Lo diciamo anche nel Credo: “Per mezzo di Lui tutte le cose sono state create”. Paolo, nella seconda lettura di oggi dice: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista lui. Egli è prima di tutte le cose, tutte in lui sussistono”. Ognuno di noi come argilla è stato modellato, creato e voluto da Lui.

Questa Parola che sta “in principio” si avvicina a noi, diventa carne. La liturgia di oggi ci ricorda allora che il Natale non è solo il compleanno di Gesù, ma è anche il compleanno della creazione nuova, il compleanno di una vita nuova che scaturisce da quel Bambino nato a Betlemme, dove Dio si fa uomo perché l’uomo diventi simile a Dio.

Dio si è fatto come noi, per FARCI come Lui.

La vita umana di Gesù, vero Uomo e vero Dio, diviene un riferimento per tutti gli uomini, per noi, per diventare più veri, veri uomini perché simili a Dio.

Dio facendosi uomo non vuole parlare solo al cuore ma coinvolgersi pienamente nell’esperienza umana. La religione cristiana non è una religione delle emozioni, o di regolamenti che riguardano solo certi ambiti della vita della comunità. La fede cristiana vuol parlare della vita, perché non esiste la religione e poi la vita, ma la religione dentro la vita. Ecco perché la fede s’interessa di educazione, famiglia, scuola, politica, lavoro, relazioni inter-nazionali, pace, guerra.

In tutto questo gioca la libertà dell’uomo! Dio prende carne, si fa uomo in chi si lascia coinvolgere da lui. “Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”.

La salvezza dalle tenebre viene solo dall’accoglienza libera del messaggio di Natale, dall’accoglienza del Salvatore che è nato per noi. E’ da essa che siamo illuminati e rinnovati. Questa è la conversione, la grazia della nuova vita in Cristo, la capacità di vivere nel mondo da figli di Dio: è il Natale che entra nella nostra esistenza, Dio s’incarna in ciascuno di noi.

Teofilo di Antiochia, un Vescovo del II secolo, ai pagani che gli chiedevano: “Mostraci il tuo Dio” ribaltava la domanda: “Mostrami il tuo essere uomo e ti mostrerò Dio”. Attraverso la nostra umanità, vissuta in pienezza, noi diremo chi è il nostro Dio.

Concludo un piccolo racconto. Un papà stava leggendo il giornale, comodamente sprofondato nella poltrona del salotto, dopo un’impegnativa giornata di lavoro, e il figlio continuava a interromperlo perché voleva giocare. Il padre, per stare tranquillo, prese l’immagine complessa di un mondo riprodotta su una delle pagine che stava sfogliando, la fece in tanti pezzi e la diede al bambino perché, come gioco, ricostruisse il mondo. Dopo soli dieci minuti il bambino torna con il disegno perfettamente ricomposto. Il padre stupito gli chiese: “Ma come hai fatto?». Il bimbo gli disse: “Semplice. Dietro c’era il volto di un uomo. Ho ricomposto il volto dell’uomo e si è ricreato il mondo”.

Ricomponiamo il nostro volto umano, spesso triste, rovinato dalle nostre chiusure.

Quante volte siamo abili nel lamentarci in continuazione per il mondo che non funziona, senza mai assumerci la responsabilità del nostro volto in questo mondo. Del modo di vivere il nostro essere uomini.

Dobbiamo girare la pagina, trovare il nostro volto, ricomporlo e come per magia troveremo il mondo, ma non solo, troveremo Dio.