VII dopo il martirio di Giovanni Battista

Il Vangelo di oggi ci presenta una serie di parabole queste sono legate tra loro da un unico argomento: il Regno dei cieli.

Gli ebrei aspettavano la realizzazione del regno di Dio, immaginando che il Messia avrebbe reso giustizia ai poveri e sconfitto i prepotenti. Per questo Giovanni Battista invitava a conversione facendo penitenza. Quando entra in scena Gesù di Nazareth questa attesa sembra trovare compimento. Gesù è affascinante quando parla e convincono molto i segni miracolosi che opera. Tuttavia, dopo un primo entusiasmo, la Sua visione del regno di Dio crea delusione e sospetti, soprattutto da parte degli scribi e dei farisei. Gesù proclamava infatti un regno non ristretto, ma aperto a tutti, soprattutto a coloro che con umiltà si riconoscono poveri e peccatori e chiedeva – a chi intuiva attento e disponibile – il coraggio di seguirlo.

Regno di Dio o Regno dei cieli non designa tanto una istituzione ma piuttosto l'agire di Dio per noi. Ma come è questo agire? Ecco le tre parabole che lo illustrano.

Dio è per noi perla di grande valore, Dio è per noi tesoro nascosto in un campo, Dio è per noi rete gettata nel mare e che raccoglie gran numero di pesci.

Queste immagini ci dicono che Dio è una realtà preziosa. Dio è la perla preziosa, Dio è il tesoro.

Dio è anche una rete gettata nel mare che si riempie di pesci. Dio è come un abbraccio che raccoglie tutti.

Le tre parabole ci invitano pertanto a uno sguardo positivo, entusiasta, su Dio.

La certezza che Dio è perla preziosa, è tesoro, è rete che tutti raccoglie, questa certezza sostiene la fatica del vivere soprattutto le ore buie nelle quali rischia di venir meno la nostra fede in Lui.

Quante volte, presi nella morsa della sofferenza, addossiamo a Dio le nostre fatiche, le nostre disperazioni. Quante volte pensiamo Dio come nemico alla voglia di vivere, quante volte lo immaginiamo distante, lontano, indifferente.

Il Vangelo di oggi, invece, identifica Dio con quanto di più prezioso esista: è quindi il bene più grande. E' davvero triste che per molti, Dio sia una parola vuota quando non addirittura una parola ingombrante. Per molti non è né perla, né tesoro, né rete che tutti raccoglie.

E' nostro compito di credenti restituire questo volto di Dio, volto prezioso, volto che è tesoro per tutti.

La terza parabola: con l'immagine della rete gettata nelle onde del mare, sottolinea la grandezza, l'universalità della chiamata al Regno.

Come dire: Dio, il suo agire misericordioso è per tutti, senza discriminazioni. E infatti si dice che la rete raccoglie ogni genere di pesci buoni o scadenti. Il popolo di Dio, la chiesa non è un ghetto per pochi. Tutti sono chiamati alla salvezza e il vangelo è buona notizia per tutti, nessuno escluso. Infatti Gesù si rivolse a tutti e, con una predilezione particolare che provocò scandalo, si unì ai peccatori, ai meno stimati, a coloro che per ragioni diverse erano tenuti ai margini della società del tempo.

 L'immagine della rete che raccoglie "ogni genere di pesci" è per noi un invito ad aprire le braccia e abbattere le esclusioni.

Ma la parabola ha una conclusione che potrebbe risultare sgradevole: dopo la pesca che ha riempito la rete i pescatori fanno una cernita "raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi".

Sappiamo che al termine dei nostri giorni la nostra esistenza sarà valutata. E sappiamo già, in anticipo, quale sarà il metro di valutazione, di giudizio: sarà l'esercizio concreto dell'amore fraterno.

La sera della nostra vita saremo giudicati sull'amore.