Dedicazione del Duomo di Milano

Oggi la Chiesa Ambrosiana celebra la dedicazione del suo Duomo, che saldo sulle sue cinquantadue colonne, tante quante sono le domeniche del-l’anno, sta nel cuore della città di Milano.

Occasione che ci porta a riflettere sul mistero della Chiesa; e quest’oggi lo facciamo a partire dall’angolatura offertaci dal Vangelo. Il Vangelo parla dell’albero buono che fa frutti buoni e dell’albero cattivo che fa frutti cattivi. Per fare frutti buoni bisogna essere alberi buoni. Fa il bene chi ha il cuore buono.

 “Albero buono… uomo buono”. Ma l’albero produce frutti buoni perché buona è la linfa che lo nutre e che genera i suoi frutti: non è la corteccia che fa produrre frutti buoni, ma il cuore dell’albero, la linfa che ne è la vita! Così l’uomo buono, di cui parla Gesù, è chi dal “buon tesoro del suo cuore” trae cose buone, azioni e parole.

Interessante il verbo “tirar fuori” il bene: Tocca all’uomo che vuole essere buono “tirar fuori” il bene, anche se forse all’esterno è come un albero, dalla corteccia dura. Possiamo avere un brutto carattere, ma se nel cuore coltiviamo amore, esso renderà luminoso il nostro volto, paziente e generosa la nostra mano. La bontà non nasce fuori da noi, ma deve uscire da noi e passare nelle azioni e nelle parole. La chiesa è la comunità, l’insieme di questi alberi diventati buoni. Non una comunità quindi di brave persone ma di persone diventate tali per grazia del Signore, che senza tale grazia possono, da un momento all’altro, tornare ad essere inique, ingiuste, stolte.

E dunque una comunità di persone umili, che sanno che quel poco bene che riescono a fare dipende dalla forza della Presenza di Dio in loro. Persone che non giudicano nessuno dicendo: ecco un albero buono! oppure: ecco un albero cattivo! Perché conoscere se uno è un albero buono o cattivo dipende dal Signore che scruta i cuori con la forza del suo Spirito, è un giudizio che non compete a noi. A noi compete lo sforzo di aderire alla bontà che Dio ci ha gratuitamente regalato

La seconda immagine presente nel vangelo odierno applicabile alla chiesa è la roccia. Roccia. Simbolo di stabilità.

Il Duomo sta saldo, perché fondato “sulla roccia” e nessun fiume in piena potrà abbatterlo.

La ROCCIA, la PIETRA VIVA, sono immagini che rimandano alla centralità di Gesù Cristo per l’autenticità e la solidità della Chiesa. Nessuna casa può resistere alla intemperie della storia senza le fondamenta solide piantate nella roccia.

La “roccia” è lo stesso Signore Gesù e la sua Parola, sicché il fondamento su cui poggia la comunità cristiana è incrollabile. Esso, infatti, non è gettato superficialmente sulla “sabbia” che siamo tutto noi con la nostra fragilità, ma sulla “roccia” che è il Signore Gesù.

 “Albero” che dà frutti buoni, “roccia” che ci rende saldi. La festa della dedicazione del Duomo richiama l’urgenza che la comunità cristiana sia sempre più profondamente unita e in ascolto di Cristo, “roccia eterna”.

Una comunità dà frutti buoni, se è una comunità che è buona nel suo cuore, una comunità che si aggrappa a Cristo, alla sua parola, ai sacramenti. La roccia che ci rende saldi non siamo noi: è Lui! Lui che ci ha promesso che non ci abbandonerà mai. Sulla roccia che è lui possiamo andare per il “campo che è il mondo”, come ci ha chiesto di fare il nostro Arcivescovo Cardinal Scola.

 “Chi ascolta la mia parola e la mette in pratica”. La parola di Gesù deve incarnarsi nella nostra vita, nella vita della nostra comunità e toccare tutte le situazioni difficili del nostro mondo per sanarle e salvarle.

A volte ci si lamenta perché i nostri ambienti sono disertati, sono pochi quelli che vengono… ci viene chiesto di rimpostare le cose come una volta con l’obbligo...! Non si obbliga nessuno ad appar-tenere alla comunità, al contrario se il cuore della comunità è “buono”, come l’albero buono, spontaneamente dà frutti buoni. La linfa della comunità è Gesù. Questa è la Chiesa voluta da lui. Tutto il resto è zizzania che distrugge!

Quante volte il papa ce lo ricorda che la Chiesa non è una società per azioni! I cristiani non possono costituirsi comunità semplicemente umana affermando: "La chiesa siamo noi".

La scelta di seguire Gesù Cristo, deve diventare, con la testimonianza della vita, dono offerto agli altri, un dono di luce per tanti, un dono di speranza, di sapienza, di fortezza, offerto a chi percorre le strade di questo mondo.

Diamo la possibilità alla linfa della fede di nutrire la nostra comunità, non lasciamoci soffocare dalla zizzania, un cuore buono cambia tutto.

Preghiamo perché la nostra comunità sia così.