2^ domenica dopo la dedicazione del Duomo

Oggi il Signore paragona il Regno ad un invito ad un banchetto di nozze. Dunque, il regno dei cieli non è qualcosa, ma è qualcuno. Il regno dei cieli non c’è perché i cristiani hanno successo: non dipende da quanta gente crede o va a messa o vive secondo il vangelo! Il regno dei cieli c’è perché c’è una Persona, perché c’è Dio! Il regno dei cieli non dipende da noi, ma da lui, da Dio!

Allora si tratta di capire bene che tipo di Dio sia: è un PADRE. Questo è il segreto del Vangelo di oggi!

Dio poteva presentarsi in tanti modi, ma ha voluto farsi conoscere come un "padre".

Dio è un Padre che vorrebbe rendere tutti felici, perché lui stesso è felice, per il fatto che suo figlio si sposa.

Un invito che però viene disatteso da molti perché, dice il vangelo, avevano cose di meglio da fare: curare i propri campi ed i propri affari.

Queste persone potremmo essere noi, sono gli uomini del nostro tempo che percepiamo la proposta di Dio come un di più, come qualcosa di non concreto e di non centrale nella nostra esistenza. Ci sono cose molto più importanti della fede caro don! Per esempio vuoi mettere il calcio rispetto al catechismo?

Che importa se mio figlio cresca o meno nella fede, l’importante ed io lo spero con tutte le mie forze che divenga un grande calciatore. Non ho tempo di venire a Messa; certo a quell’ora con i miei amici debbo andare a farmi l’aperitivo. E non posso venire alla catechesi, ho la palestra!! Di esempi così ne potremmo fare decine. E tutti testimoniano una realtà evidente del nostro vivere: Dio non c’entra, o comunque Egli occupa la periferia della mia esistenza. Le priorità sono ben altre.

Naturalmente questo vale anche per la società nel suo insieme. Ciò che conta non è la crescita personale, culturale, familiare delle persone … ma ben altro.

Questa oscuramento del Regno, questo declino della presenza di Dio nella coscienza contemporanea, non potrà restare senza conseguenze. Togliere Dio significa di contro rimuovere le grandi paure dell’umano: infatti oggi non si può più parlare di morte, di malattia, di vecchiaia, di colpa personale.

Nessuna delusione può frenare in Dio (Padre) il desiderio di donare gioia: nel Vangelo il padre-re non si scoraggia per il rifiuto degli invitati, ma manda a chiamare tutti quelli che sono per strada. Tutti, nessuno escluso, in modo che la sala del banchetto di nozze sia piena.

Nessun ostacolo, nessuna resistenza degli uomini potrà impedire a Dio, nostro Padre, di realizzare il suo desiderio di renderci felici, di fare festa.

Il re non demorde: continua ad invitare, a mandare messaggeri ai crocicchi delle strade. Stupenda questa espressione: siamo mandati, noi credenti in Cristo, agli incroci delle strade.

Ancora la questione dell'abito nuziale. Perché questo re se la prende con quell'uomo e lo caccia a pedate? Cambiarsi l'abito, mettere l'abito nuziale, significa cambiare vita, rivoltare i propri stili di vivere ed indossare il nostro abito, Cristo stesso.

Non possiamo vivere il nostro banchetto nuziale senza un riscontro nel nostro modo di essere, nella nostro vivere virtuoso.

Come nel giorno del nostro battesimo abbiamo ricevuto una veste bianca, così ogni volta siamo chiamati a rivestirci di Cristo: spogliatevi dell'uomo vecchio e rivestitevi dell'uomo nuovo. Cioè Cristo. Rivestirsi di lui, è imparare ad amare come lui, abbracciare come lui, guardare come lui...
Rivestiamoci di Cristo, rivestiamoci di gioia e di luce!

Dio c’invita ad una festa, non ci mette un peso addosso. Egli nulla toglie, tutto dona. Egli è luce per la vita e per la morte. Egli soddisfa il cuore e la ragione. Apriamoci con fiducia a Lui e la nostra vita rifiorirà.