Omelia della "Festa della Famiglia" 2014

Celebriamo quest’oggi la bellezza e la fragilità della famiglia: bellezza e fragilità insieme.

Bellezza e fragilità insieme nel racconto che abbiamo ascoltato dal vangelo di Luca: bellezza perché il figlio Gesù fa il suo ingresso nella comunità viene stimato per la sua intelligenza, per il sue risposte, ma insieme fragilità di fronte alla sua distanza nei confronti dei suoi genitori: “Perché mi cercavate?” … “io devo essere altrove!”

·    Bellezza, nel libro del Siracide, per la famiglia, grembo dove ci si onora e ci si soccorre. Ma anche fragilità per la vecchiaia che indebolisce, per l’altro che perde vigore.

·    Bellezza, nella lettera ai Colossesi, per la comunione dei cuori che ci fa cantare, ma anche fragilità di ciascuno e di conseguenza il bisogno di misericordia: “Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di pazienza” a fronte di tante nostre fragilità.

Bellezza e fragilità sono da tenere sempre insieme.

Una bellezza che non tenga conto della fragilità rischia grandi esaltazioni, che risultano vuote e pericolose…… quanta esteriorità, apparenza che finisce nel nulla e spesso porta al fallimento!

Come pure una fragilità che non tenga conto della bellezza rischia lo sconfinamento nella depressione. … si guarda sempre e solo a quello che non va, alle oscurità, si diventa pessimisti…. ci si deprime e si cercano scappatoie!!! E quante ce ne sono anche ai nostri giorni.

Bellezza e fragilità cammino insieme.

Quali sono le “bellezze” all’interno delle nostre famiglie? E quali, invece, le “fragilità”?

 

La stessa domanda potremmo porla all’intera comunità pastorale che ricorda il 4° anno di esperienza comune tra le quattro parrocchie di Cavaria, Oggiona, Premezzo e S. Stefano: quali le “bellezze”, le positività, i frutti …  e quali invece le “fragilità”, le fatiche, che insieme sostengono il nostro cammino comune?

Un’esperienza comunitaria è vera se si ha uno sguardo e un cuore capaci di tenere insieme le gioie e le pene.

Gli sposi qui presenti ricorderanno l’impegno preso nel giorno del loro matrimonio: «Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Quando vi siete scambiati questa promessa non sapevate cosa poteva accadere, non conoscevate le gioie e le fatiche che vi aspettavano… vi siete fidati, siete partiti insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore.

 

Incontrando le famiglie di tutto il mondo in occasione dell’anno della fede il Papa ci donava tre parole, che non fanno rima, ma che possono rafforzare la famiglia. Per il Papa la famiglia si rafforza se gli sposi anche il coraggio di dirsi “permesso, grazie, scusa”. La più in disuso è la parola “permesso”, intesa come “posso fare questo?” quale figlio lo dice più, alzandosi da tavola? Quale marito lo chiede quando cambia programma con il telecomando? 

Oltre a ‘permesso’, nelle nostre case scarseggia anche la parola ‘grazie’. Magari la si pronuncia davanti agli estranei, ma tra genitori e figli, o tra marito e moglie…. No! E non si tratta del ‘grazie’ che ci si aspetta per un regalo o per una concessione straordinaria, ma per le cose normali, d’abitudine. Grazie per oggi mi ha fatto il letto. Grazie perché al supermercato ti sei ricordata del quaderno che mancava. Grazie perché sei uscito in fretta dal lavoro per venirmi a prendere in palestra. Grazie perché mi fai compagnia quando sono giù di corda.

E poi c’è la terza parola “scusa”. I ragazzi la usano spesso… “scusa, scusa, scusa….”, salvo poi comportarsi esattamente come prima. Lo ‘scusa’ suggerito dal Papa – insieme a “permesso”, e “grazie” – vuol dire qualcos’altro. Vuol dire che in casa ci si rispetta, si ha considerazione l'uno dell'altro, si valutano preziosi i gesti e il tempo reciprocamente donati, non si dà per scontata una fatica, si tengono in conto i pensieri e i sentimenti di chi sta accanto. Dietro a tre semplici parole c'è un modo di stare insieme.

A ben guardare, le tre parole che Papa Francesco ha posto come base del buon funzionamento della famiglia dovrebbero essere i mattoni anche della nostra comunità pastorale.

 

Chiediamo a Gesù, Maria e Giuseppe di vegliare sulle nostre famiglie e di dare loro speranza nelle crescenti difficoltà che oggi si trovano ad affrontare, di farci assaporare la bellezza del volerci bene, dell’amarci e anche la forza di accettare le fatiche, sapendo che non arrivano per distruggere, ma per costruire, per crescere insieme.