4 domenica di quaresima A

Il cammino quaresimale che liturgia ci sta facendo percorrere ci permette ogni anno di rileggere il grande dono ricevuto dal Signore con il Battesimo. Giorno in cui siamo diventati Figli di Dio e che ha preso il via la nostra avventura di cristiani grazie al dono della fede.

Mi sembra una bella occasione per prendere in mano quello che è il nostro percorso di fede. E farci aiutare dal personaggino che troviamo nel vangelo di oggi: il cieco nato. Guardiamo questo uomo: non era uno che voleva credere, non gli importava proprio nulla della fede: lui era solo un povero cieco che doveva tirare avanti, sporgendo il suo braccio lungo la strada, per supplicare i passanti ad avere un po’ di pietà e ricevere i cambio una moneta. La cecità ai tempi di Gesù era considerata una maledizione di Dio, un uomo che aveva combinato qualcosa tanto da ricevere disprezzo dalla gente. Quest‘uomo è l’immagine assoluta della solitudine, della disperazione, di chi non cosa dire, cosa far. Viene messo ai margini... immaginate nascere e crescere con persone intorno che ti dicono sei un maledetto, che sei uno sconfitto, un perdente, un peccatore… esistono persone stravolte dal giudizio degli altri.

Il vero discepolo è chi non si lascia condizionare dai pregiudizi, ma accoglie Gesù con tutto se stesso. Lui, che non aveva mai visto Gesù, si fida e Gesù lo guarisce. Nessuno implorò la grazia di un miracolo; Gesù non chiese al malcapitato la premessa di una fede. L’iniziativa di Gesù è assolutamente gratuita. Fu così che il cieco tornò a vedere.

Ma, qui arriva il bello, da questa guarigione ne nasce un putiferio. Gente che brontola, gente che sospetta. Questo povero uomo prima aveva la colpa di essere cieco, adesso tutti ce l’hanno con lui perché ci vede. Nessuno vuol compromettersi per quel cieco, neppure i suoi genitori.  Alla fine lo cacciano fuori. Quell’uomo considerato un poveraccio che piano piano acquista luce arriva anche a provocare i farisei con quella geniale battuta: “voi fate tutti bei discorsi intorno al nazareno, io non lo so chi sia, però mi ha guarito, mentre voi parlate tanto, volete farvi discepoli anche voi? Immaginate la scena questi che ce l’hanno a morte con Gesù.

Il vero discepolo spesso per la propria fede si sente solo, chi crede ha l’impressione di essere solo, talvolta deriso. Ma chi crede non è mai solo.

L’evangelista Giovanni in questo miracolo, meglio dire “segno”, si sofferma sull’aspetto più profondo. In effetti al miracolo del cieco nato segue la meditazione che Gesù è la luce.

Una delle cose più belle di questa stagione, la primavera, è la luce del cielo. In questa stagione la luce del cielo è più chiara, meno cupa che in inverno, una luce che fa respirare, non per niente la Pasqua la celebriamo nella primavera, dove tutto rinasce.

Il vero discepolo è colui che ha bisogno d’incontrare la luce e l’incontro con Gesù è come una illuminazione. E’ come se la nostra vita fosse come una grande stanza, un appartamento tenuto al buio. Ci siamo nati, ci siamo cresciuti, ma ogni tanto ci prendiamo delle gran botte contro gli spigoli. La fede è che ad un certo punto qualcuno o noi stessi apriamo le imposte ed entra luce del sole. La nostra vita sarà sempre la stessa, i mobili stanno sempre allo stesso posto, noi siamo le stesse persone, facciamo lo stesso lavoro, ma è tutto cambiato. La fede è questo, la luce che entra e ti definisce il luogo dove tu sei e le cose che tu fai in maniera completamente diversa, in maniera completamente nuova.

Il cammino della conversione è un cammino che dura tutta la vita. Il vero discepolo comprende pian piano, un passo dopo l’altro. Per il cieco, all’inizio quell’uomo si chiama Gesù e non sa dove sia; poi dice che è un profeta e poco dopo che è uno che viene da Dio e infine lo proclama Signore. La fede è sempre un cammino. Chi crede non si sente mai arrivato. Ma ricerca con fiducia la luce del sole per esserne rischiarato. Già gli antichi padri definivano i non credenti come coloro che chiudono gli occhi per non vedere la luce del sole. Noi cristiani dobbiamo essere testimoni di luce, se s’incontrano cristiani che sono tristi, cupi, bui, avvolti nella tenebra … non ci viene nessuna voglia di cercare il vangelo. Al contrario chi crede diventa coraggiose testimone di luce. Il cieco nato diventa discepoli, da pauroso e timido, diventa un coraggioso testimone.

Siamo ormai oltre la metà del tempo di quaresima, che questo tempo diventi occasione per accorgerci che il Signore è presente, è qui con noi e che è l’unico che può illuminarci e dove averci illuminato continui a riempire la nostra vita.

Il credente è contento di testimoniare il Dio in cui crede e che ama, perché sa di essere amato: la gioia del vangelo è una gioia missionaria.