II DOMENICA dopo PENTECOSTE A

La festa di Pentecoste appena celebrata ha ricordato che lo Spirito Santo ci è stato donato da Gesù per aiutarci a ricordare l’amore di Dio verso ciascuno di noi. Per questo il tempo dopo pentecoste che stiamo per iniziare ci invita a meditare su questo meraviglioso progetto d’amore che si attua nell’oggi della Chiesa.

Per iniziare questo cammino, la liturgia di questa domenica e quella di domenica prossima ci chiede di riflettere sull’elemento fondamentale di questo progetto, l’uomo. Si tratta della creatura più bella e grande, fatta per essere immagine di Dio: “Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò” (1 lettura). L’uomo è immagine di Dio quando è capace di amare come Dio e se l’uomo non segue questo progetto, (2 lettura) Dio lo abbandona alla sua intelligenza depravata che lo porta a commettere azioni indegne.

Non è facile riflettere sulla Parola di quest’oggi in questi giorni caratterizzati da immagini di uomini macchiati di delitti contro le proprie spose o contro i minori; o pensando a quello che sta succedendo in tanti luoghi della terra dove si uccide con una facilità disarmante.

Eppure Cristo ci chiede di amare e perdonare quest’uomo, quest’uomo concreto, non quello che ci piace, che ci sembra rispondente ai nostri desideri. Ma cosa vuol dire perdonare ed addirittura amare i propri nemici?

·         Perdonare ed amare il nemico significa a mio parere mettersi in quell’atteggiamento umile di chi riconosce che facilmente tutti noi possiamo cadere nell’errore. Il male dice la Bibbia è accovacciato alla porta del cuore umano. E noi non siamo meglio di tanti altri. Quindi perdonare significa ad esempio di fronte a queste persone dire “Signore ponimi la tua mano sulla testa sempre”; “Consola o Signore chi giace nel dolore”.

·         Mi domandavo questo guardando nel volto il presunto assassino di Yara Gambirasio e la foto del giovane papà di Motta Visconti che ha trucidato tutta la sua famiglia per un’amante che lo rispingeva. Non intendo invocare chissà quale giustizia; neppure esibire la carta del perdonismo a buon mercato. E mentre mi faccio queste domande leggo che il parroco di Yara, diceva ad un giornale che il papà di Yara gli ha chiesto per telefono: “Prega per tutti, anche per la famiglia della persona fermata, anche per lui, c’è bisogno di preghiere”.

·         Perdono significa fare giustizia. E la vera giustizia è il contrario della vendetta. Fare giustizia vuol dire trattare il colpevole da uomo.

·         Perdonare è un cammino di rinascita, di resurrezione, il luogo dove con più evidenza si manifesta la forza della resurrezione di Cristo. E come la resurrezione presuppone la croce, anche il perdono presuppone la morte, un cammino educativo che porti al riconoscimento del male commesso ed il desiderio di correggerlo.

Amare e perdonare è un cammino lungo, serio e faticosissimo. Dunque non perdiamoci d’animo se adesso non riusciamo a perdonare. Chiediamo a Cristo la forza del Suo Santo Spirito per riuscire a cominciare questo percorso.

L’obiettivo è di “essere perfetti come è perfetto il Padre nostro celeste”, curiamo il nostro volto e il volto dell’uomo, come lo ha creato Dio, coltiviamo una vita interiore e di fede per esser forti e vivere come ci chiede il Vangelo.