VENERDI' SANTO

Ci siamo incontrati questo pomeriggio con uno scopo ben preciso, siamo venuti per guardare la croce e su di essa Gesù Crocifisso e Morto. Proprio come ha preannunciato il profeta Isaia: Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto. E con gli occhi su Gesù, cerchiamo di capire il suo Amore, la sua misericordia.

 

Al centro della celebrazione odierna si colloca l’adorazione della Crocifisso.

 

I lunghi brani che abbiamo letto sottolineano parole tristi, umiliato nell’animo con scherni, insulti e sputi, patisce nel corpo violenze atroci: le percosse, i flagelli e la corona di spine rendono il suo aspetto irriconoscibile. Subisce l’infamia e la condanna iniqua delle autorità, religiose e politiche.

 

Ma se le rileggiamo in profondità, vediamo che ci sono degli annunci di risurrezione. Pur descrivendo la passione, la sofferenza del Servo misterioso, vengono percorse da piccoli segnali di vita e di speranza: il prigioniero sarà strappato al forte; la preda sfuggirà al tiranno; la mano di Dio non è troppo corta per riscattare; il Signore assiste per non lasciare confuso il suo servo; colui che cammina nelle tenebre senza avere luce deve sperare nel nome del Signore.

 

E ancora: per le sue piaghe noi siamo stati guariti; vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo di lui la volontà del Signore; dopo il suo intimo tormento vedrà la luce, si sazierà della conoscenza di Dio.

 

Anche nel vangelo dove tutto è oscuro risuona la voce del centurione che proclama, di fronte alla morte di Gesù: «Davvero costui era il Figlio di Dio!».

 

 

 

Per Gesù morire in croce, in quella situazione, rappresenta l’esperienza del rifiuto di tutti coloro che non hanno accolto il suo messaggio e di tutti coloro che, avendo avuto paura, sono fuggiti.

 

Gesù prova sulla sua pelle anche l’indifferenza, perché nessuno vuole assumersi la responsabilità del suo destino. E penso a tanta gente, a tanti emarginati, a tanti profughi, a tanti rifugiati, a coloro dei quali molti non vogliono assumersi la responsabilità del loro destino. La folla, che poco prima lo aveva acclamato, trasforma le lodi in un grido di accusa, preferendo persino che al suo posto venga liberato un omicida. Giunge così alla morte di croce, quella più dolorosa e infamante, riservata ai traditori, agli schiavi, ai peggiori criminali.

 

In questa sofferenza e solitudine vive fino in fondo la sua fedeltà al padre: “Davvero costui era Figlio di Dio!” davvero si è rivelato nella morte come Figlio.

 

In questo suo atteggiamento noi leggiamo l’amore di Gesù, lui che ha sperimentato il rifiuto, la solitudine, l’indifferenza e ci insegna cosa vuol dire amare fino in fondo.

 

Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio le sofferenze dell’umanità.

 

Oggi, sulla croce, contempliamo il suo amore senza limiti Gesù. 

 

Salva te stesso… scendi dalla croce! ...”

 

Gesù invece non scende dalla croce e non salva se stesso, facendo così si rivela come colui che ci dona la vita attraverso il dono della propria vita!

 

Baciare il crocifisso, guardare la croce come la “cattedra di Dio”, qui noi possiamo imparare l’amore umile, che salva e dà la vita, per rinunciare all’egoismo, alla ricerca del potere e della fama. Con la sua umiliazione, Gesù ci invita a camminare sulla sua strada. Se oggi siamo qui per incamminarci in processione per adorare e baciare il crocifisso è per perché siamo attratti da questo amore che salva, che perdona.

 

Aiutaci Signore ad amare come ci hai amato tu.