VEGLIA PASQUALE 2016

“Se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra speranza”, così scrive in una sua lettera S. Paolo. Se Gesù Cristo non fosse risorto anche noi questa sera non saremmo qui.

 

Nel Vangelo abbiamo sentito: “voi non abbiate paura! So che cercate Gesù il Crocifisso. Non è qui. È risorto!”

 

Ma perché è così importante la risurrezione del Signore?

 

Che cosa significa per noi? Che cosa significa per il mondo, per la nostra storia di oggi?

 

Non è questione di un cadavere rianimato, questo sarebbe in fin dei conti poco importante perché, non riguarderebbe noi. Ma la risurrezione di Cristo, è qualcosa di più, è una cosa diversa. Ho ripetuto per ben tre volte, cantandolo con un tono sempre più alto: “Cristo Signore è risorto!”. Perché tre volte?

 

Mi son dato due risposte. La prima: Credo che nessuna parola della nostra fede cristiana sia così grande come questa. Cristo è risorto, l'uomo della croce è vivente. E forse per vincere le nostre esitazioni la Chiesa ci fa ripetere tre volte questo annuncio. Ci sono parole della nostra fede che sembrano più facilmente comprensibili. Pensiamo all'annuncio del Natale, oppure l'annuncio del venerdì santo… Ma l'Uomo della croce non è rimasto chiuso nel sepolcro: è vivo, è risorto.

 

E qui le parole si fanno più esitanti. Accadde anche a Paolo, quando ad Atene ebbe il coraggio di annunciare la risurrezione di Gesù. Gli ascoltatori reagirono con derisione: Di questo ti ascolteremo un'altra volta.

 

Ma il triplice annuncio forse ha un altro significato ancor più bello e mi faccio aiutare da una storia ambientata a Vienna da poco liberata dalla dittatura nazista. Un Ebreo entra in un caffè e chiede al cameriere il giornale del Partito nazista. Il cameriere risponde che ormai quel giornale ha cessato le pubblicazioni con la fine del regime. Il signore se ne va. Ritorna il giorno dopo e ripete la sua richiesta. E il cameriere dà la stessa risposta. Il giornale non c'è più perché il regime è crollato. Ritorna quel signore ebreo una terza volta, con la stessa domanda e questa volta il cameriere incuriosito chiede: ma perché ogni giorno lei mi chiede questo giornale che non esiste più? Ma è naturale, risponde l'Ebreo, voglio sentirmi dire ogni giorno che quel regime che ha fatto strage della mia gente, non esiste più e così anche il suo giornale.

 

Anche la chiesa ci ripete tre volte che l'uomo della croce non è rimasto chiuso nel sepolcro, è vivente. Tre volte perché le belle notizie non ci si stanca di dirle e ridirle perché la gioia dilaghi.

 

Dire: Cristo è risorto sarebbe come dire che le sue parole di perdono, di amore, di fraternità sono ancora vive e attuali.

 

Dire: Cristo è risorto sarebbe come dire che egli vive in quanti ne continuano l'opera, come quando diciamo che i genitori continuano a vivere nei loro figli.

 

Dire: Cristo è risorto sarebbe come dire che continua a vivere nei piccoli, nei poveri, nelle vittime, in quanti soffrono per la giustizia e la verità come Lui ha sofferto.

 

Cristo è vivo in tutti i gesti di coraggio, di resistenza al male, di solidarietà.

 

Ecco allora il significato di questa notte: Pasqua, antica parola ebraica, vuol dire passaggio. Il più grande di questi passaggi è quello di Gesù Cristo dalla morte alla vita.

 

In questa veglia pasquale noi benediremo l’acqua e doneremo il battesimo al piccolo Gabriele, tutto questo ci ricorda che anche noi siamo passati dalla morte alla vita. L’acqua battesimale ci ha donato una vita nuova.

 

Tornando a casa dobbiamo essere cristiani nuovi, rinnovati, cristiani che ripetono i fatti di Gesù Cristo e il gesto più grande che dobbiamo fare per imitare Gesù Cristo è quello di uscire anche noi dai nostri sepolcri, dal sepolcro del nostro orgoglio, dai sepolcri dei nostri silenzi, dal sepolcro delle nostre sicurezze, dal sepolcro della nostra indifferenza…

 

Dobbiamo riconoscere i segni di risurrezione ancora presenti tra noi.

 

Questa sera consacreremo delle piccole ostie prodotte artigianalmente da tre detenuti nel carcere di Opera. Dopo una vita macchiata da orribili delitti, stanno vivendo un percorso di redenzione e di volontà di remissione dei loro peccati.

 

Segno di risurrezione è il bel cammino quaresimale percorso dalle nostre comunità in questo anno santo della misericordia: tanti si sono riavvicinati al sacramento della riconciliazione, molti hanno vissuto la bella esperienza delle 24 ore di preghiera.

 

Altro segno bello è l’unità che si è creata nelle nostre corali, mettendo al primo posto il servizio a Dio con il canto... servizio che è costato il sacrificio di uscire più sere per settimane. Segni belli che vanno riconosciuti e per i quali è doveroso esprimere la gratitudine più sincera.

 

Segni di Risurrezione che allargano il cuore. Non possiamo non riconoscere tutto il lavoro silenzioso ed efficace del gruppo caritas e di tanti volontari dando da mangiare e da vestire ai poveri che sempre più numerosi bussano alla porta delle nostre comunità. Accoglienza e disponibilità che si esprimerà, a nome di tutti noi, anche nei confronti di quattro giovani profughi che con il prossimo mese di aprile saranno accolti nella nostra comunità pastorale.

 

Basta guardarsi intorno per vedere, pur tra tanti segni di chiusura e di egoismo, tantissimi altri di amore e di servizio. Di solito non trovano eco nei giornali e nei media ma ci sono.

 

Gli esempi da portare non mancherebbero, ma non sempre sono noti e pubblicizzati perché chi fa la carità non vuole che la destra sappia quello che fa la sinistra.

 

Non è necessario andare a dire … risorgi, risorgi, …

 

è sufficiente cambiare il nostro modo di salutare, di essere attenti agli altri … Questi sono i gesti di risurrezione che rendono la vita più vivibile e opiù vera. Qualche sorriso di più, qualche nervosismo di meno. Qualcuno mi dice nessuno mi telefona, …telefona tu a qualcuno. Nessuno viene a visitarmi, … vai tu a visitare qualcuno, nessuno mi scrive, …scrivi tu a qualcuno e facendo così immetterai adagio, adagio dei segni di risurrezione.

 

Vivere la Pasqua vuol dire affidare la nostra esistenza al Signore Gesù e alla sua parola e farci cambiare da lui. Aggiungendo però quattro piccole ma decisive parole a questo suo tentativo: “solo se tu vuoi”. Tutto è in mano alla nostra libertà.

 

Auguri, buon passaggio, se lasciamo agire il Signore in noi, sarà per tutta una buona e santa Pasqua.