Fare insieme agli altri ...

Maggio è da sempre un mese molto concentrato. Forse perché tutto quello che si è messo in calendario fin dall’inizio dell’anno pastorale a settembre trova nel mese di maggio il suo naturale sbocco e compimento.  E questo vale non solo per le attività pastorali, ma anche per le attività sociali, soprattutto scolastiche. Questo mese è diventato se non propriamente, quasi certamente il cuore non solo dell’anno solare e sociale, ma anche soprattutto la meta, il porto dei cammini pastorali.

 

Ora che è finito, basta rileggerlo e far passare la carrellata di iniziative, ricorrenze, celebrazioni vissute per confermare quando detto: le prime comunioni e gli anniversari di matrimonio in tutte quattro le parrocchie, la festa di S. Vittore e quella patronale in Oggiona, la visita decanale dell’Arcivescovo Card. Scola, la visita alla nostra Comunità Pastorale del Vicario Episcopale Mons Franco Agnesi, la consegna del vangelo ai piccoli di II elementare, la prima confessione, la festa della riconoscenza, il 90° di presenza delle Suore a S. Stefano, il Pellegrinaggio COPS al Sacro Monte di Varese e da ultimo le due processioni del Corpus Domini. Senza dimenticare che il mese di maggio è anche il mese dedicato alla Madonna e, in suo onore, non sono mancati gli appuntamenti serali con la recita del S. Rosario.

 

Quanta vitalità che rende viva e bella la nostra comunità pastorale! Tutte iniziative che ci hanno portato a “stare insieme”. Senza questo filo che lega ogni proposta, non si potrebbe fare quanto stiamo vivendo. Anche la Parola di Dio che ci ha accompagnato durante il tempo pasquale, da poco concluso, è stata un ulteriore richiamo affinché attraverso il nostro modo di fare possiamo essere riconosciuti cristiani. 

 

Lo scorso 21 maggio, durante la serata della riconoscenza, mi sono soffermato per un attimo a guardare le oltre cinquecento persone presenti alla cena, e con loro tante altre che non erano presenti … quando bene gratuito viene speso per le nostre parrocchie. Non è poco!!!

 

Un servizio motivato solo dalla comunità stessa. Un commino di fede, che si fa servizio. Si lavora e ci si presta a dare una mano perché la comunità ha bisogno di me. Un’unità, una comunione che supera i diversi modi di pensare e di ragionare, che testimonia la volontà di superare quel campanilismo che ha sempre frenato e diviso. Tutto ciò che ci divide non è cristiano… anche se si va alla Messa tutte le domeniche.

 

Che tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.  Il Papa in una sua catechesi così si esprimeva: «L’esperienza ci dice che sono tanti i peccati contro l’unità. Pensiamo a mancanze molto comuni nelle nostre comunità, a peccati “parrocchiali”, a quei peccati nelle parrocchie. A volte, infatti, le nostre parrocchie, chiamate ad essere luoghi di condivisione e di comunione, sono tristemente segnate da invidie, gelosie, antipatie… E le chiacchiere sono alla portata di tutti. Quanto si chiacchiera nelle parrocchie! Ma, questa non è la Chiesa. Questo non si deve fare, non dobbiamo farlo! Bisogna chiedere al Signore la grazia di non farlo».

 

                                             Le tante iniziative vissute lo scorso mese di maggio con le tante altre che riempiono il nostro calendario pastorale, sono segno premonitore della volontà di continuare sulla via della comunione. È la sola immagine che mostra il nostro volto cristiano. È la missione che siamo chiamati a vivere oggi. Sono cambiati i tempi!!! Una parrocchia missionaria ha bisogno di “nuovi” protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo.

 

Certo, l’impegno non è facile, ma è esaltante. Esserne protagonisti è un dono di Dio. Bisogna viverlo insieme, in un clima spirituale “alto”. Ce lo chiede il Signore, che, come a Paolo, continua a ripetere a ciascuno: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere… perché io ho un popolo numeroso in questa città» (At 18,9-10).

don Claudio