La parrocchia: famiglia di famiglie

Lettera del parroco ai parrocchiani di Oggiona

 

Questa è l’ottava festa patronale che celebro con voi e che mi ricorda quanto velocemente trascorra il tempo. Otto anni non sono molti, ma possono dire tanto e soprattutto permettono di rileggere un cammino segnato da proposte nuove, non sempre capite e facili da vivere.

 

Se mai qualcuno mi chiedesse (e talvolta qualcuno l’ha fatto e lo fa ancora) se sono contento di essere qui, rispondo senza fatica e non in modo ingenuo, che sono contento d’essere qui. Per questo posso dire che questi anni passati con voi sono stati anni di grazia del Signore. Certe fatiche le prevedevo, altre situazioni no. Ma è impagabile la bellezza del volto delle persone quando sorridono e ti dicono accoglienza e attesa. Tutto questo è davvero una grazia grande.
Anche la festa della parrocchia ci offre uno spazio per sostare, riunirci insieme e guardare in alto, in modo da persuaderci che non siamo soli, che c’è speranza in un futuro migliore il cui avvento dipende anche dal nostro impegno, dalla nostra capacità inventiva, allontanando la buia rassegnazione.
Il grande apporto di mente, di cuore e di braccia di tante persone rappresenta per me la possibilità reale di riaffermare che il dono della vostra presenza è impagabile e che in me c’è speranza, attesa, sguardo al futuro nel nome del Signore. È grande la stima, l’apprezzamento e la mia gratitudine per chi con dedizione diuturna, tanto operosa quanto silenziosa, assicura il necessario e anche il sovrabbondante per la vita della comunità.
Spesso, ma particolarmente ai nostri giorni, una parola poco usata è il "grazie". Quasi è diventata un "optional". Per cui, se non stiamo attenti, ci creiamo la mentalità che la nostra vita abbia solo diritti e pochi o niente doveri.  Difatti quando ti senti rispondere: "grazie", si rimane un po’ meravigliati:  "mi  ha  detto  grazie!".
È una premessa che vuole motivare il "grazie" che la parrocchia non può e non deve dimenticare di dire alle persone che, con profondo senso di gratuità e dì corresponsabilità, danno "una mano forte" nei vari impegni che la parrocchia si assume per il bene di tutti. E spesso sono persone che non sono neppure conosciute nel bene che fanno in silenzio e umiltà.
Un “grazie" che non è certo solo il mio; ma vuole essere soprattutto il grazie di tutti i parrocchiani, perché sono loro che, per primi, godono del bene che queste persone fanno per la nostra parrocchia. 
Per questo mi è venuto in mente di fare un elenco dei diversi settori dove offrono la loro collaborazione, per rendere più consapevoli i parrocchiani delle persone che si impegnano, dando tempo, energie, sacrifici solo e soltanto perché la fede e l'amore motivano il loro lavoro per il bene della comunità cristiana.
Sono: Suor Daniela, le catechiste, gli animatori dei gruppi di ascolto, i lettori e le lettrici della Parola di Dio, i ministri straordinari dell'Eucarestia, i chierichetti; i catechisti per il battesimo; il coro parrocchiale ed il coretto, l’oratorio; i baristi, il gruppo per la pulizia della chiesa; i sacristi, le collaboratrici che si prendono cura dei locali parrocchiali e della sacrestia, dei fiori, delle tovaglie, i collaboratori dell’ufficio parrocchiale; chi aiuta nella sala stampa, i collaboratori con le “mani d’oro” per le varie riparazioni; i collaboratori del presepe; i  membri del Consiglio Economico.
Veramente un lungo elenco di persone che sono "la vita della parrocchia"; sono loro la "forza" che rendono possibili nei vari settori spirituali e materiali le iniziative della comunità. Se si va avanti, spesso anche bene, è perché ci sono loro! Gesù dice nel Vangelo: "Senza di me, non potete far nulla". Ma è Gesù che suscita in parrocchia queste persone generose perché senza di loro potremmo davvero fare poco o nulla. Un "grazie" a tutti coloro che già fanno tanto, scusandoci se avessimo dimenticato qualcuno.
Ma dobbiamo essere pure riconoscenti del prezioso aiuto che ci viene offerto dalla comunità pastorale, che ci permette di tenere aperto e ampio il nostro sguardo. La parrocchia non è un’isola da proteggere e difendere, ma una ricchezza da trasmettere e donare. Le altre parrocchie ricevono molto da Oggiona, ma anche Oggiona riceve tanto dalla COPS!!!  Come potremmo agire nei confronti di un bel numero di famiglie bisognose se non intervenisse la Caritas della comunità pastorale? Come sarebbero certe messe delle 10.00 se non fossero animate da organisti e coristi di altre parrocchie? Che cosa ne sarebbe di quei giovani che si vogliono sposare in chiesa se non ci fosse la comunità pastorale per la loro formazione? Come potremmo formare i nostri adolescenti e giovani se non avessero il supporto e l’aiuto che a Oggiona non riuscirebbero a trovare?
La parrocchia è la famiglia di famiglie, come la definisce Papa Francesco nell’esortazione “Amoris laetitia” al N. 87. E come nella famiglia è preziosa e fondamentale la reciprocità e la gratuità, tanto vale per la comunità cristiana e per l’intera società. (AL 88). Nella nostra comunità abbiamo tante famiglie belle e testimoni di fedeltà e di amore: chiediamo loro, nel limite delle loro possibilità e di tempo, di darci una mano a far sì che la nostra comunità cristiana sia una famiglia dove è bello stare insieme; e dove il prete, la suora e le catechiste non ci arrivano, siano loro modelli, non solo a parole, ma con la vita, della gioia dell’essere fedeli al Vangelo di Gesù.
 
Buona festa patronale!
 
don Claudio