Messa nella notte di Natale 2017

Così ci ha fatto leggere il prologo del Vangelo di Giovanni: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo», cioè nella storia degli uomini è entrata la luce vera che illumina ogni uomo. Anche la prima orazione di questa S. Messa ci ha fatto pregare con questa parole: «O Dio hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo». Dunque la luce che è entrata nel mondo per illuminarci non è una semplice idea, un qualcosa di leggendario che emoziona il nostro cuore; è una persona, è un bambino, questo bambino è Gesù, «nato da donna, nato sotto la Legge» ci ha detto la lettura, cioè un uomo a tutti gli effetti.

 

Natale è la festa di ogni uomo, di tutta l’umanità. Dio ha preso la nostra umanità per renderla vera, bella, grande.

 

In quella notte a Betlemme si è aperta la strada che ci permette di camminare nella luce. Vivere il Natale significa andare tutti a Betlemme, non quella geografica nella Terra santa, ma là dove nasce Gesù.

 

Betlemme è ogni luogo dove il bimbo è deposto nella mangiatoia…, perché non c’era posto per lui. Betlemme è il luogo dove si è vista la luce vera e i pastori, che l’hanno riconosciuta, si sono messi in cammino per esserne illuminati.

 

Betlemme è dipinta dalla Scrittura come il luogo dove la luce, la gioia, la vita (quella di un bimbo) invadono uno spazio ove c’è buio, male, violenza, rifiuto, mancanza di vera ospitalità.

 

In questa notte possiamo chiederci. Dov’è Betlemme? Dove sei Betlemme?

 

Cercando Betlemme potremmo giungere in alcune delle nostre case dove famiglie ferite, segnate da sofferenze nascoste, vivono il buio della vita, e il silenzio della solitudine.

 

Cercando Betlemme potremmo giungere nei luoghi di lavoro, dove il lavoro è a rischio e tanti, perdendolo, perdono anche speranza e futuro.

 

Cercando Betlemme ci può accadere di trovarci nei luoghi della guerra: luoghi dove non solo la guerra semina la morte, ma provoca migrazioni di popoli e persecuzione di cristiani.

 

Cercando Betlemme ci potremmo d’improvviso trovare anche proprio a Betlemme e la scopriremmo città sofferente, divisa da un muro vero rispetto al resto della Terra santa, segno sanguinante di una lotta tra popoli, ebrei e palestinesi che fratelli si combattono e si feriscono.

 

Betlemme è nel nostro cuore, quando il peccato, le ferite, le tristezze lentamente spengono la nostra vita, quasi senza che ce ne accorgiamo. Staccando dalla sorgente la ricchezza della nostra vita tutto diventa vuoto, si perde il senso di ogni cosa.

 

Il Vangelo di questa notte continua: “Venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio”. La nostra presenza in questa notte santa, la nostra pur debole fede, il nostro credere nonostante le tante oscurità, esprimono il desiderio che ognuno ha nel proprio cuore di accogliere il Signore, di rimetterci in sintonia con quella sorgente che dà colore, sapore e vita.

 

Nella Betlemme che è il nostro mondo, la Parola ci presenta sguardi di gioia, di luce, di pace, di nascita di vita nuova. In questo Natale vogliamo tornare a Betlemme e riconoscere Gesù. Riconoscerlo nel nostro cuore farlo rinascere in noi per iniziare con lui un nuovo cammino. Dio ci invita in questo Natale ad essere la sua mano, anzi ci chiede di prenderlo tra le nostre mani, così come lo stringiamo nelle nostre mani ogni volta che ci accostiamo alla comunione e lo riceviamo nelle nostre mani. È di mani come le nostre che il Signore si fida. Nonostante che abbiano fatto del male lui continua ad aver fiducia in povere mani come le nostre. Mani tremanti, paurose, che si stancano presto di vivere da testimoni del Vangelo. Mani che afferrano quando c’è da lasciar andare, che si nascondono quando c’è bisogno di donare. Mani talvolta strette a pugno, che non soccorrono non accolgono; mani impreparate a custodire la tenerezza dell’amore. Cosa fare di queste nostre povere mani, o Signore, in cui riposano la tua vita e il tuo dono?  Ci resta solo di tenerlo ancora tra le mani e lui ci terrà al sicuro nelle sue.

 

Dio ha bisogno delle nostre mani per essere Presenza nel mondo. Sono io, siamo noi, i suoi amici, il mezzo con cui Dio interviene nella storia e le dà un volto nuovo.

 

È questo il Natale: è vivere nelle Betlemme del nostro tempo come luoghi dove Gesù è nato, luoghi visitati e abitati da Dio, luoghi dove ognuno sa portare Gesù nelle proprie mani

 

È questo l’annuncio del Natale ed è questa la preghiera e l’augurio che facciamo in questa notte.

 

don Claudio