Corresponsabili all’interno della Chiesa

· Una sete

Ottobre è il mese dedicato alle MISSIONI. Non so se tutti ne conoscono il significato, forse la si ritiene un’iniziativa tra le tante altre che la Chiesa propone. Eppure, io sono convito che ciò che riguarda questo mese è la cosa più importante della nostra fede: in noi c’è una sete che non è mai soddisfatta, non parlo tanto di quella materiale, quella ad esempio che costatiamo durante le calde estati. La sete è soprattutto quella del cuore, quella che ci inaridisce la vita.

Noi abbiamo tanti desideri, siamo in questo senso molto “assetati” e per accontentarci ci rivolgiamo agli infiniti pozzi che incontriamo, che però non tolgono la sete. Penso alle tante illusioni che ci facciamo: desideriamo cose, esperienze, salute, benessere … e via di seguito: tutte queste cose ci fanno capire che noi non siamo solo assetati, ma anche scontenti, come se l’acqua non togliesse la sete, ma la creasse. Penso alle tante persone che, forse, svuotate dalla vera sete della verità, dell’amore, della fede, di tutto ciò che è bello, buono agli occhi di Dio e non della logica corrente, conoscono l’infelicità profonda, poiché fanno della loro vita una continua corsa al pozzo che non disseta.

 

 

 

· La risposta che viene dall’alto

 

Tutti hanno bisogno di risposte vere e rassicuranti che siano più forti del nostro dolore e dei nostri scoraggiamenti. Gesù si è fatto uomo per aiutarci in questa ricerca perché sappiamo smascherare la verità dall'illusione. L’ha "mandato" il Padre (egli quindi è il vero missionario — cioè mandato) per farci entrare nel mistero della vita. Ciascuno si fa una sua “immagine” di Dio che non sempre corrisponde a verità. Lo pensiamo a nostra immagine e non riusciamo a capire la sua grandezza e soprattutto il suo amore che, siccome non comprendiamo… non ci interessa. Ecco perché Gesù si è fatto uomo, per toglierci da questa "ignoranza" e svelarci in profondità chi è Lui e suo Padre. Tutti hanno diritto a questa conoscenza. C'è bisogno di persone che lo dicano, lo facciano capire a tutti. Ma chi può farlo? E per questo che il Cristo ha voluto la Chiesa perché continuasse a dire nei secoli questo interesse profondo di Dio nel volerci felici e realizzati. Un cristiano che non si fa eco di questo grido tradisce la sua fede. Credere perciò è essere missionari. È significativo a questo proposito che nella nostra comunità pastorale esista uno sparuto “gruppo missionario”: più volte Suor Elena ha lanciato messaggi e inviti, ma la risposta è sempre stata quasi nulla!!!

 

Ed è ancor più preoccupante constatare che nessun cristiano si è reso disponibile per annunciare Gesù nella catechesi ai nostri bambini, costringendoci ad accorpare i ragazzi di 2a elementare di S. Stefano con quelli di Oggiona solo perché “nessun” adulto lo vuol fare!!!

 

 

 

· Io sono una missione su questa terra

 

Ognuno di noi è stato indicato dal Signore Gesù, indicato con il dito, con predilezione, è stato designato da lui come discepolo ed è stato inviato come apostolo. Siamo, in Lui, inseparabilmente discepoli ed apostoli. Discepoli, perché chiamati a seguire Gesù da vicino, non come persone della folla, ma a seguirlo in un rapporto personale sempre più intimo e profondo con la sua grazia. E siamo costituiti insieme inseparabilmente apostoli, inviati dal Signore Gesù, perché non possiamo trattenere soltanto per noi la bellezza e la ricchezza del grande dono dell’amore ricevuto da Dio. “Ogni cristiano - ci ricorda papa Francesco nella Evangelii gaudium - è missionario nella misura in cui si è incontrato con l'amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo discepoli e missionari, ma che siamo sempre discepoli-missionari.», e con un tratto autobiografico si identifica con la missione “io sono una missione su questa terra".

 

Purtroppo, questa consapevolezza a più di cinquant'anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II, non è ancora pienamente entrata nel comportamento dei cristiani. Sono in molti a pensare che la “missio ad gentes” (missione ai lontani) sia una vocazione riservata a pochi uomini e poche donne. La giornata missionaria mondiale, con il suo invito alla riflessione, alla preghiera, al gesto fraterno della condivisione, è occasione perché la nostra comunità pastorale eviti la tentazione di sentirsi a posto così come siamo, di ritenerci "discepoli", invece di "maestri" che non hanno bisogno di Dio, ma fanno gesti concreti e significativi.

 

 

 

· Sentirci corresponsabili all’interno della Chiesa

 

Questo mese missionario ci deve interrogare sulla nostra capacità di collaborazione, sul nostro sentirci corresponsabili all’interno della Chiesa che esiste per rendere visibile l’interesse di Dio. In questo mese siamo invitati a pregare, a dare le nostre offerte per sostenere le missioni, ma soprattutto siamo chiamati ad interrogarci sulla nostra sensibilità comunitaria e valutare la nostra generosità nell’annunciare con le parole e con i fatti di essere discepoli del Signore. La Chiesa non è dei preti, è un progetto che ci coinvolge tutti, che ci deve vedere uniti, pieni di entusiasmo, per gridarlo al mondo!

 

 

 

don Claudio