La festa continua se ci amiamo!

Natale è finito? Le luci del Natale sono ancora accese, ma viviamo questi giorni con un sentimento di vaga tristezza che viene dalla percezione che ormai tutto è passato: la festa, le vacanze, (forse) la gioia: è famoso il detto che "l'Epifania... tutte le feste le porta via!". Eppure, ci sono dei momenti nei quali il "bello" viene dopo avere celebrato la festa, penso - ad esempio - a quando due giovani celebrano il matrimonio, quel giorno è certamente significativo per loro, lo hanno atteso da tempo, ma il "bello" viene dopo... quando, ormai spente le luci della festa e tutti sono ritornati alle loro case, incomincia il momento della vita comune: gli anni che seguono sono il vero momento di gioia che è meraviglioso proprio perché perdura e non finisce mai, anzi più il tempo passa e maggiormente c’è la possibilità di gustare in profondità il senso di quel legame che è stato celebrato nel giorno della festa. Lo stesso dovrebbe valere per il Natale che abbiamo appena celebrato. Lì ci siamo accorti che Dio non si è dimenticato di noi, anzi ci ama così tanto da farsi vedere, prendendo la forma umana di un bambino: è la voglia di chi è innamorato ed è pronto a tutto pur di rivelare il proprio amore alla persona amata.

Il 25 dicembre abbiamo celebrato una comunione meravigliosa tra Dio e l'uomo, così grande che non ne abbiamo ancora del tutto capito il senso e continuiamo a rimanere in superficie di quel mistero cogliendone solo la parte più esteriore. Dio si è fatto uomo per accompagnarci nella vita, per sostenere le nostre fatiche, per immettere nel nostro animo una speranza più forte di ogni dolore. Ecco perché la sua venuta a Natale è festa: incomincia qualcosa che non finirà più; la morte, non solo sarà impotente e non riuscirà a staccarci da lui, ma sarà proprio il momento della contemplazione del suo amore. Mi ha particolarmente colpito una frase scritta - prima di morire - da don Giovanni Moioli, grande professore dei nostri seminari di Milano morto a 53 anni il 6 ottobre 1984, dopo mesi di sofferenza, stroncato da un tumore: «Sto per incontrare il mio giudice, avverto in me un senso di paura, ma mi conforta il pensiero che mi giudicherà colui che mi ha lavato i piedi». Togliamo perciò dal nostro animo questo senso di tristezza per una festa che è passata, deve rimanere la certezza di essere accompagnati da quello Spirito che il bambino di Betlemme ci ha donato una volta diventato adulto e maestro di Israele.

 

È significativo che la festa del Natale termini con la celebrazione dell’Epifania, parola questa che non c’entra con la "befana" che è la storpiatura di un termine che viene dal greco che sottolinea la "mani-festazione" di Dio che appare in un bambino. Tutta la vita di Gesù è stata un’epifania (cioè una manifestazione) dell’amore divino: quando nasce nella grotta di Betlemme, quando si fa battezzare nel Giordano, a Cana di Galilea dove manifesta la sua gloria trasformando l'acqua in vino, sulle sponde del lago dove moltiplica cinque pani per una folla numerosa, ma soprattutto quando muore in croce (dimostrando la grandezza del suo amore perché "non c'è amore più grande di chi dà la vita per colui che ama": Gv 15,13) e quando risorge mostrando così la sua potenza persino sulla morte.

 

Questo suo apparire nella storia ci coinvolge: proprio perché è nato, Dio c'è ..., non vive solo nei cieli, abita sulla terra accanto a noi, è nascosto in una grotta (ed i pastori devono cercarlo, guidati dalla voce degli angeli), dimora in una casa (ed i magi devono cercarlo, guidati da una stella), cammina per le strade ad insegnare (ed il popolo d'Israele, guidato dalle Scritture, deve riconoscerlo come Messia). C'è .... ma va cercato, va incontrato, riconosciuto. Ecco perché il Natale non è finito! La nostra vita è allora il tempo che ci è dato per scoprire il suo mistero: lui attende paziente …, in una grotta, in una casa, per le strade, nei cuori di coloro che soffrono, non ha fretta... sa di essere fondamentale; solo quando lo capiremo, scopriremo che lui è indispensabile alla nostra felicità. L'amore che ci ha manifestato deve diventare anche il nostro, Gesù non ci ha chiesto molto, anzi una cosa sola: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.» (Gv 13,34). Il Natale continua se ci amiamo come ci ha amato lui, continua se dopo aver visto il suo amore lo sappiamo far vedere, ecco perché la nascita di Gesù non è finita! I magi che cercano Gesù sono simbolo di tutti gli uomini: Dio non è entrato nella storia solo per il popolo d'Israele, ma anche per quelli che "vengono da lontano" come i magi perché la speranza e la gioia che ci ha mostrato possa arrivare a tutti.

 

 

 

Buon anno!

don Claudio