Omelia di saluto alla COPS

La lettera agli Ebrei, che la liturgia ci fa dono in questa domenica, ci regala le parole giuste per dare senso a questa celebrazione di saluto. L’autore ci dice che la vita è come una corsa e quando si è in gara non si guarda a destra o a sinistra, ma si fissa lo sguardo verso la mèta. La lettera agli Ebrei ci parla di un arrivo ben preciso, che sta davanti a me, una mèta che mi ha sostenuto nei miei 35 anni di sacerdozio e in particolare questi ultimi 10 anni passati con voi: “Tenete fisso lo sguardo su Gesù, colui che origine alla fede e la porta compimento”. Lontani da lui… si perde la gara!

Il cambiare nella vita, come in questo cambio di parroco, ci mette ancora una volta dinanzi a questo sguardo. Un cambiamento comporta sempre la sofferenza del distacco, ma diventa anche un’occasione per aiutarci a non fossilizzarci in quello che si è sempre fatto, a non pensare di essere proprietari di un luogo o di una comunità, ma a vivere il ministero sempre e solo come un servizio e rendere vera la nostra testimonianza in colui che è la mèta.

 

Nel Vangelo Gesù parla della testimonianza data da Giovanni Battista, descritto come una “lampada che arde e risplende” e definito: “testimone della verità”.

 

Quando ci confrontiamo con la verità, immaginiamo di doverci rapportare con dei principi e dei valori così alti che stanno oltre la nostra esistenza. No, c’è una verità più nascosta, che ci abita dentro, nel nostro cuore e questa è la prima verità che chiede d’essere accolta e testimoniata. La testimonianza più vera esce dalla nostra vita stessa, noi testimoniamo quello che viviamo, quello che siamo, con i nostri limiti, le nostre fatiche.

 

In questi anni ci siamo conosciuti, ci siamo accettati e ci siamo voluti bene. Con tanta pazienza abbiamo attraversato un passaggio impegnativo. L’esperienza della comunità pastorale che ha riunito quattro parrocchie che forse, fino a pochi anni prima si conoscevano solo per nome, ci ha permesso di toccare con mano la gioia e la bellezza del camminare insieme. Questa celebrazione e tante altre vissute insieme ne sono il segno più bello, ne sono i piccoli frutti della nostra “perseveranza nella corsa” … come dice la lettera agli Ebrei.

 

Dobbiamo ringraziare il Signore e dirci insieme un grande grazie perché ci abbiamo creduto. Certo, è servita tanta e una santa pazienza nel prendere anche qualche mio rimprovero, ma vi assicuro sempre fatto con il desiderio di non perdere mai di vista la mèta.

 

Potremmo insieme rileggere insieme i tanti aspetti che abbiamo vissuto in questi anni, ma non serve anche perché sono stati ben riassunti sul numero straordinario del Quadrifoglio uscito lo scorso giugno.

 

Quello che mi piace sottolineare è un aspetto che mi è sempre stato a cuore quella di legare ogni ambito della vita pastorale e comunitaria con il Vangelo di Gesù.

 

Come dice il nostro Arcivescovo nella sua lettera pastorale, tante sono state le situazioni che, guidati dallo Spirito del Signore, sono diventate occasione per annunciare il Vangelo di Gesù.

 

E questo cammino è avvenuto nella Chiesa. Penso alle tante persone che gratuitamente si sono date da fare, al tanto bene riservato per gli altri ... senza di voi non si sarebbe potuto fare. Ed è per questo che ci diciamo reciprocamente il grazie più sincero-

 

Un grazie per la vicinanza di persone molto buone e accoglienti, un grazie per la preghiera e l’offerta delle proprie sofferenze di tanti ammalati, un grazie dalla fraternità sacerdotale vissuta con don Angelo, don Clément, don Ivano e dalla presenza delle Sorelle della Parrocchia e delle Suore dell’Immacolata di Ivrea che hanno condiviso con me il peso dell’inizio di un’esperienza tutta nuova.

 

Sono stati anni benedetti dal Signore … il suo amore e la sua misericordia che non mi hanno mai lasciato solo.

 

Ora sto iniziando la mia quinta nuova avventura missionaria. La inizio con la certezza che i legami che si sono costruiti sono la cosa più bella e importante della vita, i legami sono sacri non si recidono mai; possono accadere molte cose, la vita può portarci lontano dagli amici, ma il legame c’è, l’affetto rimane. Così vorrei che fosse per il bellissimo legame, che il Signore mi ha fatto dono, di essere stato qui con voi nella C.O.P.S.; qui ho incontrato molte persone che considero amiche.

 

Ora sono ad Arcisate e Brenno, ci sono con l’immagine dei vostri volti, con il ricordo del timbro della vostra voce, sarete per me una compagnia buona.

Vi chiedo una preghiera, che è il conforto più grande; io vi assicuro la mia perché il Signore ci guidi con la sua Luce sulle strade della vita e tenga il nostro sguardo rivolto a Lui che origine e compimento del nostro credere e del nostro amare.

 

don Claudio