Conosciamo molto bene questa pagina di Vangelo perché tutti gli anni si ripresenta alla nostra preghiera – eppure, ci dice sempre qualcosa di nuovo.
La quaresima è il tempo in cui riscoprire l'essenziale della fede. Quell’essenzialità che ci ha trasmesso Papa Francesco fin dal primo momento che si è presentato all’umanità.
Quell’essenziale che sta attorno al mistero della croce. “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, , ma non discepoli del Signore”.
Il Vangelo di oggi ci aiuta a capire il mistero della croce, preparato dall’incontro con l’amico Lazzaro morto da quattro giorni.
Qui troviamo il racconto di un'amicizia travolta dalla morte e dalla disperazione.
È lì, a Betania, il piccolo villaggio che sorge sul monte degli ulivi, che Gesù volentieri si rifugia, in casa di questi tre suoi amici, Lazzaro, Marta e Maria, per ritrovare un po' del clima familiare di casa.
Che bello pensare che anche Dio ha bisogno di una famiglia. E' in questo contesto che avviene il dramma: Lazzaro si ammala e muore, e Gesù non c'è.
Il racconto della resurrezione di Lazzaro è come un complesso quadro dove domande, pianti, attese, disperazioni, dubbi, cammini, ritardi, si intersecano come in un crocevia. Ma c’è un silenzio che salta subito all’attenzione di chi legge bene il testo. E’ il silenzio di Lazzaro. Eppure è di lui che si parla. E’ lui l’oggetto del contendere. Ma Lazzaro tace.
Lazzaro sente la voce di Gesù che lo chiama: “Lazzaro vieni fuori”.
Lazzaro ascolta, ed esce. Gesù non parla ad un morto, ma ad un vivo, semmai ad uno che dorme, per questo forse grida. E invita gli altri a sciogliere le bende all'amico. Ma sciogliendo Lazzaro "morto", Gesù in verità scioglie ognuno di noi dal proprio egoismo, dalla propria freddezza, dalla propria indifferenza.
Quando Marta dice a Gesù: “So che risorgerà”, usando un verbo al futuro, Gesù le ribatte deciso: “Io sono la risurrezione e la vita”, usando il verbo declinato al presente. Gesù vuole risvegliare il nostro gusto e amore per la vita.
Aver fede nella risurrezione è aver voglia di vivere. Per questo Gesù grida a noi oggi ciò che ha fatto muovere Lazzaro vincendo la morte: “Vieni fuori”.
“Vieni fuori”: sciogli la vita dalle bende della rassegnazione, della passività e della mediocrità che la immobilizzano! Vieni fuori. Anche a me, l'amico, Gesù grida: "Lazzaro, vieni fuori!".
Non abbiamo paura a liberarci dalle false bende che ci imprigionano, impedendoci di camminare spediti.
Ma c’è un’altra morte, che è costata a Cristo la più dura lotta, addirittura il prezzo della croce: è la morte spirituale, il peccato, che minaccia di rovinare l’esistenza di ogni uomo. Per vincere questa morte Cristo è morto, e la sua Risurrezione non è il ritorno alla vita precedente, ma l’apertura di una realtà nuova, una “nuova terra”, finalmente ricongiunta con il Cielo di Dio.
Rileggiamo questo Vangelo, lasciamoci affascinare dalla tenerezza di questo Cristo che ci ama, a cui stiamo a cuore. E abbiamo il coraggio anche noi, come Marta e Maria, di credere che egli è la risurrezione, è la nostra vita. La Pasqua è ormai alle porte: che la presenza del Signore, anche quest'anno, ci aiuti a rinascere, ci spinga alla vita nuova e dalla Croce ci porti alla resurrezione.