Pentecoste

Oggi celebriamo il Battesimo della Chiesa. Il dono dello Spirito Santo è un evento che le ha dato, per così dire, la forma iniziale e la spinta per la sua missione. E questa «forma» e questa «spinta» sono sempre valide, sempre attuali.

Vorrei soffermarmi su un aspetto essenziale del mistero della Pentecoste, che ai nostri giorni è più che mai importante. La Pentecoste è la festa dell’unione, della comprensione e della comunione.

Tutti possiamo constatare come nel nostro mondo, anche se siamo sempre più vicini l’uno all’altro con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione, e le distanze geografiche sembrano sparire, la comprensione e la comunione tra le persone sia spesso superficiale e difficoltosa. (anche nelle nostre famiglie, in parrocchia….) Il dialogo si fa faticoso; assistiamo a fatti in cui ci sembra che gli uomini stiano diventando sempre più aggressivi e più scontrosi; comprendersi sembra troppo impegnativo e si preferisce rimanere nel proprio io, nei propri interessi.

La narrazione della Pentecoste negli Atti degli Apostoli la possiamo leggere in contrapposizione  all’antica storia della costruzione della Torre di Babele. Ma che cos’è Babele? E’ la descrizione di un regno in cui gli uomini pensavano di non dover fare più riferimento a un Dio lontano e di essere così forti da poter costruire da soli una via che porti al cielo per aprirne le porte e mettersi al posto di Dio. Ma proprio in questa situazione si verifica qualcosa di strano e di singolare. Mentre gli uomini stavano lavorando insieme per costruire la torre, improvvisamente si resero conto che stavano costruendo l’uno contro l’altro. Volevano essere come Dio, ma non si rendevano conto che stavano perdendo la capacità di accordarsi, di capirsi e di operare insieme.

Questo racconto ci porta al nostro mondo. Incontrare e pregare Dio sembra qualcosa di sorpassato, di inutile, perché noi stessi possiamo costruire e realizzare tutto ciò che vogliamo. Stiamo rivivendo la stessa esperienza di Babele. Nonostante le mille modalità di comunicazione, non ci si riesce più capire. Tra gli uomini c’è come un senso di diffidenza, di sospetto, di timore reciproco, fino a diventare perfino pericolosi l’uno per l’altro. Ritorniamo allora alla domanda iniziale: può esserci veramente unità, concordia?

La festa di Pentecoste ci ricorda che la vera unità è un dono, un dono che viene dall’alto. E’ il dono dello Spirito Santo che tiene unito il popolo di Dio, che tiene unita la sua Chiesa.

L’unità può esserci solo con il dono dello Spirito di Dio, il quale ci darà un cuore nuovo e una lingua nuova, una capacità nuova di comunicare. E questo è ciò che si è verificato a Pentecoste. In quel mattino, si legge che un vento impetuoso soffiò su Gerusalemme e la fiamma dello Spirito Santo discese sui discepoli riuniti, si posò su ciascuno e accese in essi un fuoco di amore capace di trasformare. La paura scomparve, il cuore sentì una nuova forza, le lingue si sciolsero e iniziarono a parlare con franchezza. A Pentecoste dove c’era divisione ed estraneità, sono nate unità e compren-sione.

Nel Vangelo di oggi, Gesù afferma: «Il padre vi darà un altro difensore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità». Gesù lo definisce lo Spirito come “colui che ci viene in aiuto”, che è al nostro fianco per sostenerci.

Dove gli uomini vogliono farsi Dio, possono solo mettersi l’uno contro l’altro (Babele). Dove invece si pongono nella verità del Signore, si aprono all’azione del suo Spirito che li sostiene e li unisce. (Pentecoste).

Abbiamo bisogno di lasciarci inondare dalla luce dello Spirito Santo, perché Egli ci introduca nella Verità di Dio, che è l’unico Signore della nostra vita. Abbiamo sempre bisogno di Lui. Non si è cristiani “a tempo”, soltanto in alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte. Non si può essere cristiani così, si è cristiani in ogni momento!

Gli apostoli si riunirono in preghiera con Maria nel Cenacolo nell’attesa del dono dello Spirito Santo. Anche noi preghiamo: Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!». Amen.