1° domenica di Avvento

Inizia l‘Avvento ambrosiano, questo tempo così ricco ed importante, abbondante di significati per la nostra vita e per il nostro cammino di fede. Abbiamo sentito questo lungo e misterioso vangelo nel quale non comprendiamo se Gesù stia parlando della fine del tempo o più semplicemente se sta parlando della fine della città di Gerusalemme.

Questa duplice sensazione non è casuale: infatti l’Avvento di Gesù infatti conosce due tempi. Il primo è la sua Pasqua. Gesù tolto dal mondo per opera della croce dei pagani torna risorto per la potenza di Dio. Gesù è già ritornato, è già qui: “dove due o tre si riuniscono nel mio nome IO SONO in mezzo a loro”. E questo è possibile per il mistero della sua resurrezione. La presenza di Gesù è già la potenziale fine di questo mondo di tenebra e di peccato. L’uomo che non poteva più sperare in una realtà nuova e diversa, dopo la Pasqua lo può fare. La fine di questo mondo compiuta dal Risorto si chiama chiesa. La chiesa è il luogo sottratto da Dio al potere del maligno. “Vi ho scelti dal mondo e vi custodisco dal maligno; per questo il mondo vi odia”. La chiesa è lo spazio che Dio si sta conquistando in questo campo infestato dalla zizzania. Questa vittoria però non è definitiva in noi. I nostri cuori conquistati da Gesù possono tornare da un momento all’altro sotto l’influenza del peccato. Dunque ecco qui che si presenta il grande tema cristiano tipico dell’Avvento della vigilanza, cioè quella virtù che, riconoscendo la nostra strutturale debolezza, cerca di farci evitare quelle situazioni e quegli incontri che potrebbero farci dimenticare Dio. Quella virtù che si deve arricchire di spirito di preghiera, silenzio, mortificazione e sacrificio per permettere alla grazia di radicarsi con maggior semplicità in noi. Ma il Vangelo odierno ci parla anche del ritorno definitivo di Cristo. Gesù che ha già vinto il mondo, manifesterà definitivamente la sua vittoria alla fine del tempo. Il cristianesimo è attesa per la fine della storia. Senza questa dimensione il cristianesimo non è più tale. I primi cristiani dicevano Maranhatha. “Vieni Signore Gesù”, vieni a chiudere la storia e porre fine a questo mondo di tenebra ed inaugurare il tuo regno. E questo è rimasto nella preghiera del Padre Nostro. “…Venga il tuo Regno…”. Noi, senza dimenticare la terra, siamo chiamati a guardare il cielo, da dove tornerà il Signore. I cristiani giustamente debbono interessarsi della politica, della vita sociale, culturale e lavorativa, scolastica del mondo in cui sono inseriti; ma lo debbono fare con l’occhio ed il cuore di chi sa che qui tutto è precario mentre la patria vera giunge dai cieli. L’Avvento ci educhi a ricordare ed alimentare questa speranza.