VI domenica dopo l’Epifania

Al centro di questa domenica c’è la guarigione di un uomo con una mano paralizzata. Questo miracolo, come quelli ascoltati nelle scorse domeniche, rientra tra i segni che manifestano la gloria di Gesù e muovono i discepoli alla fede.

Un uomo che non può più lavorare perché la sua mano destra è paralizzata. Gesù lo incontra di sabato, in sinagoga. I farisei aspettano il miracolo, non per gioire della guarigione, ma per accusare Gesù. Gesù, con un ordine secco dice a quell'uomo: "stendi la mano!" E quell'uomo si trova guarito. Gesù mette quest’uomo ammalato nel mezzo, al centro della sua attenzione. Non pone al centro l'osservanza scrupolosa della norma, come invece fanno i farisei pieni di rabbia (!) a causa di una guarigione miracolosa nel giorno di sabato.

Sono proprio strani i nemici di Gesù. Si legge nel Vangelo che nel momento in cui Gesù guarisce la mano di questo uomo i suoi nemici escono e tengono consiglio contro di Lui per farlo morire. Assurdo no? Davanti ad un segno di guarigione, dovrebbero dire: Signore tu sei grande, Tu sei il Messia! Niente. Tengono consiglio per farlo morire. Molti però, dice Matteo nel vangelo, credettero in Gesù. Persone semplici, persone non inquadrate in uno schema rigido, persone che guardano ai fatti e non alle teorie, vedono ciò che il Signore fa e ci credono. Come Achimelec, che troviamo nella prima lettura, Lui sa che i pani sacri delle offerte possono essere mangiati solo dai sacerdoti. Ma il re David ed i suoi hanno fame. Si può far soffrire la fame a degli uomini in nome di una regola?

Gesù non contesta il comandamento riguardante l’osservanza del sabato, anzi lo rispetta pienamente perché lo rimette nell’'intenzione originaria voluta da Dio. “Fare del bene” a un uomo non è lavorare per sé — cosa giustamente proibita dalla Legge in giorno di sabato —, ma è un servizio reso a Dio, che vale quanto le azioni di culto.

S'intrecciano in questo episodio l'attenzione che Gesù ha per ciascuno di noi e la rabbia degli scribi e dei farisei. È una storia che ha avuto e ha ancora il suo seguito. Sono ancora tanti i seguaci degli scribi e dei farisei! Per fortuna sono ancora tanti coloro che fiduciosamente stendono le mani verso Cristo, tanti ad essere guariti, tanti a cantare la misericordia di Dio per i suoi prodigi di grazia e di amore.

Ciò che capitò ai tempi di Gesù capita oggi uguale, uguale, di fronte al cristianesimo. Il cristianesimo ed il cattolicesimo in particolare è una ricchezza per il mondo. Certo anche il sole nel suo splendore ha delle macchie, le macchie solari. Anche la chiesa nel suo grande splendore ha delle macchie. Ma la sua realtà è radicalmente ricchezza per il mondo. Per la sua carità, per la sua disponibilità all’ascolto, per l’educazione ai giovani, per l’attenzione alla famiglia ed alla cultura, per la difesa dei deboli. Infatti i poveri, i semplici, i deboli la amano. Quelli che non hanno schemi od interessi da difendere la amano. Quelli che vivono l’intelligenza con orgoglio non la sopportano e cercano di distruggerla.

Diminuire infatti il benefico donato dal cristianesimo sulla società alla lunga crea solo disastri: crollo della moralità, crollo della demografia, crollo della laboriosità, crollo della coesione sociale, crollo del senso della bellezza e del rispetto del creato, crollo della libertà. E cosa resterà così?

Solo una landa di ululati solitari dove i pochi uomini rimasti saranno lupi per gli altri uomini. Come ci ricorda papa Francesco, torniamo ad essere una chiesa povera per i poveri. Perché i poveri ci comprendono, essi non hanno nulla da difendere e sono più aperti alla verità. Essere poveri certo non è una questione solo di soldi, è una questione di libertà interiore. Recuperiamo quindi e viviamo la regina delle virtù che è l’umiltà. Umiltà che ci spinge a non avere difese di fronte a Cristo, umiltà che ci spinge ad aiutare chi è nel bisogno senza umiliare nessuno. Un’umiltà che ci spinga a non vergognarci mai del vangelo anche se ciò ci porrà ad avere al nostro fianco quelli che nessuno vuole.

La vita dell’uomo è spesso una canna incrinata o una fiamma smorta. La nostra vita è facilmente esposta a rischi e a pericoli di ogni tipo. Gesù ci dice: io farò di tutto perché anche davanti a questi rischi, a questi pericoli, voi siate capaci di vincere la tentazione dello scoraggiamento, della paura, il suo Spirito ci darà la forza la forza di essere coraggiosi e sereni.