VI DOMENICA DI PASQUA “A”

Ci stiamo avvicinando alla Festa di Pentecoste e la liturgia ci prepara aiutandoci a riflettere sul dono dello Spirito Santo, forza che rende nuovo il volto della Chiesa.

La pagina degli Atti degli Apostoli ci mostra la testimonianza di Pietro e Giovanni, persone semplici e senza istruzione, ma ricolme dello Spirito santo. E’ lo Spirito che concede loro il dono della franchezza, tanto che divengono capaci di annunciare l’opera di Dio, l’azione stessa del risorto: riconoscono lo Spirito come dono e lasciano via libera alla sua azione.

Si tratta dello Spirito di Dio che differisce chiaramente da quello del mondo e porta con sé il modo di pensare e di agire di Dio e non del mondo. E’ lo Spirito che permette ai discepoli per rendere la loro vita memoria viva dell’azione di Dio.

Dimentichiamo spesso l’azione dello Spirito, e siamo tentati di banalizzare la vita cristiana riducendola a formule e leggi.

Ma come possiamo capire che è lo Spirito che agisce in noi? Qual è il frutto di questo Spirito? Qual è il dono che viene riservato al discepolo che si lascia guidare dallo Spirito?

La pace è il primo dono che egli fa', risorto, apparendo agli impauriti discepoli.

La vera pace è una persona: lo Spirito Santo. Ed «è un dono di Dio» da accogliere e custodire, proprio come fa un bambino quando riceve un regalo: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace». «Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore».

Davanti a questo grande dono, qual è «il nostro lavoro»? Dobbiamo «custodire questa pace». Si tratta infatti di «una pace grande, una pace che non è mia: è di un’altra persona che me la regala, un’altra persona che è dentro il mio cuore, che mi accompagna tutta la vita e che il Signore mi ha dato».

La pace, spesso la si intende come contrapposta alla guerra: c'è pace quando non si spara, quando gli eserciti stanno a casa propria. Per molti, poi, la pace starebbe nell'essere senza preoccupazioni. Non è questa la pace che intende Gesù. Certo egli non approva la violenza, né quella organizzata né quella privata; ma proprio per evitarla, egli invita a guardare più su. La pace tra gli uomini si stabilisce saldamente solo quando gli uomini sono in pace con Dio.  Solo un profondo legame con Dio porta l'amore tra gli uomini. Amore e pace sono dunque inscindibili; la pace è il frutto dell'amore. Nostro compito è di non spegnere questo Spirito che ci è dato in dono.

Dobbiamo custodirlo, non ingabbiarlo.

Tanti sono i segni che indicano lo spegnimento di questo dono, li possiamo trovare in 3 R negative, molto pericolose, che bloccano i nostri passi: sono “i Rimpianti”, i “Risentimenti” e “I Rimorsi”. Che s’identificano spesso i tre piccole parole: il “se” dei rimpianti, il “però” dei risentimenti e il “ma” dei rimorsi.

Questi sono atteggiamenti che chiudono il cuore e non permettono allo Spirito del Signore di agire, di rinnovare, di andare avanti. La strada dell’amore, della fiducia, della pace non ha semafori. In questa direzione, passo dopo passo, le 3 R negative, diventano positive i Rimpianti diventano RICORDI, i Risentimenti diventano RICONCILIAZIONE, i rimorsi diventano RIPRESA.

Ma c’è una cosa che bisogna sottolineare che Dio è vicino, ma non fa mai le cose al posto nostro.