La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato in questa prima domenica di avvento che segna pure l’inizio del nuovo anno liturgico, annuncia a tinte fosche la fine del tempo, come già la pagina di Isaia.
A pezzi andrà la terra, in frantumi si ridurrà la terra, barcollerà la terra come un ubriaco, vacillerà come tenda investita dal vento, arrossirà la luna e impallidirà il sole. Verranno meno anche le opere dell'uomo a cominciare dalla più grandiosa, il tempio di Gerusalemme: "Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta". Questo linguaggio allusivo che non deve esser inteso come puntuale descrizione del tempo della fine, esprime una dura verità: noi abitiamo il tempo, lo calcoliamo, tentiamo di dominarlo, lo sfruttiamo al meglio ma non ne siamo davvero i padroni, ne siamo solo come inquilini provvisori.
Il linguaggio di queste pagine della Scrittura sacra preso alla lettera ci sembra oggi improponibile, più che incutere paura rischia di far sorridere. Dobbiamo invece lasciarci istruire dall'appello a vivere la precarietà del tempo con uno sguardo a quanto ci viene detto a conclusione della pagina che abbiamo letto, si conclude infatti nel segno del Signore Gesù, il figlio dell'uomo, che viene sulle nubi con grande potere e gloria. Noi non andiamo verso la fine, andiamo verso il fine, verso Colui che è il fine, il termine, il senso del nostro precario esistere. Andiamo verso Colui che vuole condividere la nostra umanità perché nulla e nessuno vada perduto.
Ma allora come stare nella storia, nell’attesa della sua venuta, come diciamo ogni domenica a messa?
Un primo atteggiamento che viene suggerito ai quattro discepoli che lo stanno ascoltando, e a noi oggi, è “non lasciatevi ingannare “. Suggerimento urgente a quei tempi, ma urgente anche ai nostri tempi: “Badate che nessuno vi tragga in inganno “. Da chi tratti in inganno? Non viene tanto, secondo Gesù, dagli atei. Ma da quelli che usano il nome di Dio e il suo nome quelli che si sostituiranno a Dio. Come se fossero loro a decidere la verità. Come se fossero Dio!
Secondo suggerimento: “Non allarmatevi”. Non lasciatevi prendere dalla paura, non lasciatevi incutere paura. Altro suggerimento urgente oggi, in una stagione in cui si sta cavalcando corposamente la paura. Così non si è fedeli al Vangelo. E non perché i drammi non esistano, ma perché c’è una differenza enorme tra potenza e potenza. Non confidate nelle potenze terrene, dice Gesù, confidate nella potenza del Figlio dell’uomo. Se confiderete in Dio non vi lascerete prendere dalla paura.
Un terzo atteggiamento, “Perseverate”. Lo sguardo all’ultimo giorno non è invito alla rassegnazione, all’evasione dalla storia. Al contrario è un invito a perseverare, comunque, anche se si appare perdenti, a perseverare in uno stile di vita che è quello di Gesù, per vie dunque alternative a quelle delle potenze mondane, per le vie di Gesù. Resistere. Resistere sino alla fine. Quasi una sfida.
Questa domenica è la prima domenica di Avvento e dice quindi di una venuta, di un incontro. In verità noi non andiamo semplicemente verso una catastrofe cosmica che lasci solo un cumulo di macerie; noi andiamo verso Colui che è il compimento di ogni nostra speranza.
Incominciamo a vivere una attesa, attesa di un avvento, attesa di qualcuno che ci viene incontro. Tutti noi sperimentiamo l'emozione che ci pervade quando saliamo le scale per andare ad un appuntamento. Iniziamo oggi il nostro avvento, andiamo passo dopo passo, gradino dopo gradino verso Colui che ci viene incontro. Lo stringeremo tra le braccia, adesso abbiamo 42 giorni di trepidante attesa.
Buon cammino di avvento!