Lo scorso 11 novembre abbiamo vissuto “la giornata del povero” proposta dalla nostra Diocesi di Milano ed anche il tempo di avvento che stiamo vivendo - che è particolarmente caratterizzato dall’attenzione ai più bisognosi – ci sollecita a riflettere sul problema della povertà. Tutti siamo mancanti di qualcosa perché nessuno di noi possiede tutto. Nasciamo piccoli e fragili e diventiamo grandi e capaci di destreggiarci nella vita. Crescere vuol dire ricevere informazioni, scoprire cose nuove, aumentare le capacità... in altre parole “diventare maturi". Ma pur aumentando conoscenze e capacità rimaniamo sempre uomini e donne certamente liberi e dalle molte possibilità, ma pur sempre limitati ed imperfetti.
C’è una grande illusione che ci accompagna da quando è nato il mondo: diventare onnipotenti e perfetti, in altre parole saper fare tutto! A ben vedere è stata proprio questa la prima tentazione all'inizio della storia degli uomini: Adamo ed Eva nel paradiso terrestre sono convinti da una voce suadente, che la Bibbia rappresenta con l’immagine del serpente: «voi non siete limitati, voi non siete fragili, ma potenti, meglio "“onnipotenti" cioè siete dio».
Da quel giorno noi siamo accompagnati da questo tarlo: “posso tutto!” quindi i miei desideri sono le cose più importanti, nessuno mi deve ostacolare nei miei progetti. A partire da questa illusione abbiamo accumulato ricchezza, potenza, mezzi che sono strabilianti fino al punto di convincerci sempre di più che siamo capaci di fare tutto. Penso alla tecnica che ci dà tanta sicurezza; la scienza, ad esempio, non si pone ostacoli, pretende di autodeterminarsi in tutto perché ciò che desidera può farlo. Penso - anche a livello personale - quando uno ha un po' di muscoli si sente forte e si permette di tutto nei confronti degli altri che ritiene più deboli di lui. Se poi si è in gruppo la sicurezza di sé diventa ancora più convincente ed è facile allora vedere già a livello di minorenni (purtroppo è un fenomeno sempre più crescente) atteggiamenti di prepotenza, di vandalismo e di bullismo, alle volte semplicemente per il gusto di dimostrare che essi sono più forti degli altri.
Ma la cosa più strana è che in questo mondo dove regna la potenza e la forza, ci si sente più che mai insicuri e sfiduciati. Nessuno si sente più sicuro, che strano!'... Siamo in un mondo dove tutti cercano la forza e la perfezione e sempre più abbiamo paura! Siamo e rimaniamo uomini, non siamo dio!
Allora dobbiamo difenderci da soli? Erigere muri, fare barriere, non fidarci di nessuno, costruire porte ed allarmi di sicurezza più efficaci e non uscire più di casa? Stiamo dimenticando u-na cosa fondamentale: l’arma più forte non è la pistola ma la sapienza del cuore! Potremo met-tere in atto tante misure difensive, ma se non incrementiamo i valori più profondi della vita, se non educhiamo in modo tale che la logica dell'amore, del rispetto e del servizio prevalgano, dovremo sempre scappare da tutto e da tutti. Dobbiamo cambiare la cultura che, facendoci vivere nel benessere, ci fa sentire onnipotenti. Ce n’è uno solo che è così perfetto, il Figlio di Dio; Lui, guarda caso, ha fatto il ragionamento inverso: noi pretendiamo di essere dio (poveri illusi), Lui si è fatto uomo. Noi vogliamo essere dio come lo è Lui, mentre Lui diventa ciò che siamo noi! Ecco il Natale!
Egli è venuto a fare suo quel limite che noi costatiamo ogni giorno, quella fragilità che ci scandalizza e della quale noi vorremmo sbarazzarci, Lui ha usato la povertà dell'uomo per parlarci del suo amore. Egli dal cielo vedeva e vede la nostra prepotenza, la nostra illusione. Ha voluto guarirci e l'unico modo che ha trovato è stato quello di diventare come noi, usare le nostre parole per rivelarci le sue. Pur di parlarci non ha avuto paura di perdere tutto, anche la sua onnipotenza, ed è diventato fragile; invece di bloccare le nostre cattiverie con la sua forza divina è diventato vittima del male che noi continuamente generiamo nella nostra storia; ci ha poi insegnato che ciò che salva non sono le porte blindate, la polizia che ci difende in ogni parte dove andiamo; ci sono cose che solo i forti per davvero sanno fare: c’è il perdono, l'amicizia, la disponibilità, l'onestà, la gratuità, la verità … Se non educheremo a questo, non cambieremo nulla con i nostri mezzi di difesa pur efficaci e pur necessari.
Noi abbiamo infinite pretese, ma non riusciamo a capire qual è la cosa fondamentale, quella che Dio è venuto a dirci facendosi uomo nel giorno di Natale: imparare il suo Vangelo!
Stiamo tralasciando la cosa più importante, quella di conoscere la sua Parola che ci rivela il suo piano di salvezza. Abbiamo tempo per tutto, ma non ne abbiamo per ascoltarlo, per stare con Lui nella preghiera. Pensiamo con la nostra testa, ma ignoriamo tranquillamente ciò che è nel suo cuore: conosciamo tante cose, ma non il suo pensiero che è l’unica cosa che cambia il nostro cuore.
Buon Natale!
don Claudio