Una volta… ora non è più così!

Camminiamo, continuiamo a camminare! Questo è l’invito che ci è stato proposto per celebrare la Festa della Famiglia vissuta nella nostra diocesi qualche settimana fa. Il cammino implica movimento, andare avanti, non fermarci!!! Se il cammino non sempre è facile farlo a piedi il Papa in una omelia mattutina di qualche mese fa diceva di farlo in bicicletta. Si, la Chiesa è come una bicicletta: può restare in equilibrio solo se è sempre in movimento. Sì, proprio una bicicletta. Con le ruote, la catena, i pedali e tutto il resto. Perché, come questa, la Chiesa sta in piedi, sta in equilibrio solo quando è in moto; se la lasciamo ferma, cade.

Bello e senz’altro efficace questo esempio. Una comunità chiusa, rigida, ferma, centrata su se stessa rende le persone inerti di fronte all'opera dello Spirito Santo, insensibili alle novità e, quindi, immobili… con il rischio di cadere.

 

Il Papa S. Paolo VI, già diceva cinquant’anni fa che la fede ha un suo dinamismo intrinseco che, per così dire, "obbliga" il credente a muoversi continuamente. E, del resto, solo in questo modo si può comprendere che cosa davvero sia, che cosa significhi che cosa comporti, quella missione che coinvolge ogni membro della Chiesa. Paolo VI aveva una visione ben chiara che la Chiesa è una Madre che porta Cristo e porta a Cristo.

 

L’opposto del movimento sta l’immobilismo dei farisei che spesso vengono citati nel Vangelo, “uomini incapaci di guardare avanti, schiavi di parole, di rimpianti. Persone che hanno ricevuto la legge, ma l'hanno "distillata", l'hanno trasformata in ideologia e così girano, girano e sono incapaci di uscire e qualsiasi novità per loro è una minaccia”, cito sempre Papa Francesco.

 

Da sempre esistono resistenze allo Spirito Santo, opposizioni ai cambiamenti. Anche nelle nostre piccole esperienze di chiesa, spesso scattano opposizioni al “nuovo” e il continuo lamentoso richiamo al “vecchio”, al “passato”. Lo stile farisaico ci porta a richiamare la Legge, impedendo allo Spirito di agire oggi.

 

Nel nostro modo di fare pastorale in comunità, in oratorio, nei gruppi … siamo troppo spesso preoccupati dalla quantità del nostro fare e dal numero di chi lo riceve, preoccupandoci sempre meno della qualità che va custodita e alimentata giorno dopo giorno con gesti e scelte precise.

 

La tentazione è di dire “Una volta non era così…” è vero una volta non era così, la qualità era ben diversa.

 

Una volta in famiglia si pregava e insieme si andava a Messa la domenica… Ora non è più così! Siamo tutti credenti, ma di Dio non ci interessa più niente. Alcuni genitori “se portano” a Messa i propri figli … tornano poi a riprenderli a Messa finita.

 

Una volta chi animava l’oratorio ci teneva alla sua formazione cristiana e fave tutto il possibile per essere coerente con la sua fede nelle scelte quotidiane. Ora non è più così! Alcuni nostri animatori snobbano la formazione, non vengono a Messa di domenica. E alcuni adulti volontari fanno anche loro così!

 

Una volta quando si organizzava qualcosa in Chiesa per tutta la comunità, tutti erano presenti. Si chiudevano gli oratori e non si organizza niente di alternativo. Ora non è più così! Anzi, se si osa ricordare, almeno ai nostri, il valore di quello che si sta facendo insieme all’essere deriso rischi di essere insultato maleducatamente e volgarmente. Quel che conta è il bar aperto e la partita di calcio!

 

Una volta ci si guardava negli occhi per comunicare. Ora non è più così. Si invia una emotion, un WhatsApp o un SMS.

 

Una volta se si sentiva un ragazzo bestemmiare si interveniva. Ora non è più così. Si fa finta di niente perché spetta ad altri intervenire.

 

Una volta ci si prendeva cura del debole e dello straniero. Ora non è più così. Si ha paura di quanto ci possa togliere.

 

Una volta ci si credeva alla qualità di quello che si faceva, ora non è più così! E ci lamentiamo della quantità: chiese vuote, oratori deserti…. Potrei allungare questa lunga lista e renderci conto che tempi sono cambiati e aprire gli occhi che oggi, purtroppo, non è più così.

 

Se diamo tutto in modo quantitativo, alla fine non abbiamo più nulla da dare! Se, invece, agiamo in modo qualitativo, allora non solo sappiamo dare, ma anche ricevere!

 

Se manca la qualità in chi è chiamato ad esercitare un ruolo nei nostri ambienti (collaboratori, animatori, organizzatori…) è inutile aspettarsi la quantità!!!

 

Non si tratta di qualcosa di cui stupirsi. Perché sempre, fino alla fine del mondo, ci sono state e ci saranno resistenze allo Spirito Santo e opposizioni ai cambiamenti.

 

Il cristiano tuttavia deve essere pronto perché Dio sempre ci viene incontro con qualcosa di nuovo e di originale. Occorre essere attenti ai segni come i pastori che corsero alla grotta, perché «ogni autentico credente – come disse Benedetto XVI all'Angelus del 6 gennaio del 2008 – è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, con la piccola luce che porta dentro di sé, può e deve essere di aiuto a chi si trova al suo fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo».

 

O come i primi discepoli capaci di uscire dallo schema consueto del «si è sempre fatto così» e di rimanere invece docili allo Spirito Santo per fare cose qualitativamente belle e valide.

 

È così che la Chiesa diventa «una Chiesa in movimento», una Chiesa che va «oltre se stessa». Quanto gli apostoli costituivano non era un gruppo chiuso di eletti, ma una Chiesa missionaria. Sempre in cammino, sempre in movimento, sempre "pedalando" perché solo in questo modo la Chiesa si regge, sta in piedi, riesce a mantenere il proprio equilibrio che si fonda unicamente sul dinamismo dell'annuncio. Tutto il resto rischia di non servire a nulla.

 

don Claudio