O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, donaci di godere in cielo della sua stessa gioia” … sono queste le parole che la Chiesa ci ha fatto recitare nella prima preghiera di questa Messa nella notte di Natale.
Ma, prima di iniziare questa breve meditazione, vedendovi così numerosi e attenti, mi nasce spontanea una domanda: ma perché siamo qui, a quest'ora della notte? Chi ce l’ha fatto fare di uscire in piena notte per venire a Messa? Perché noi cristiani segniamo la festa del Natale uscendo di notte per partecipare alla Messa? Cosa ci aspettiamo da Dio?
Tante possono essere le risposte … Ognuno di noi ha la sua…. Anche Dio vuole dare la sua, attraverso la parola che abbiamo ascoltato: “Vogliamo camminare nella luce del Signore”! Siamo qui insieme questa notte, perché vogliamo trovare questa luce. Noi che spesso siamo coinvolti nelle tante tenebre della vita, tante oscurità che spesso chiudono il nostro cuore, vogliamo trovare la luce, quella “Vera”.
Inizia l‘Avvento ambrosiano, questo tempo così ricco ed importante, abbondante di significati per la nostra vita e per il nostro cammino di fede. Abbiamo sentito questo lungo e misterioso vangelo nel quale non comprendiamo se Gesù stia parlando della fine del tempo o più semplicemente se sta parlando della fine della città di Gerusalemme.
Oggi si conclude l’anno liturgico ambrosiano. Di qui la grande riflessione sulla storia narrata dal Vangelo.
Oggi il Signore paragona il Regno ad un invito ad un banchetto di nozze. Dunque, il regno dei cieli non è qualcosa, ma è qualcuno. Il regno dei cieli non c’è perché i cristiani hanno successo: non dipende da quanta gente crede o va a messa o vive secondo il vangelo! Il regno dei cieli c’è perché c’è una Persona, perché c’è Dio! Il regno dei cieli non dipende da noi, ma da lui, da Dio!
La Chiesa ambrosiana oggi celebra il mandato missionario, ovvero la Giornata missionaria. E la parola proclamata offre lo spunto per questa celebrazione, in quanto il brano degli Atti degli Apostoli (prima lettura) ricorda il mandato missionario consegnato dallo Spirito Santo a Paolo e Barnaba: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: ‘Riservate per me Saulo e Barnaba per l’opera alla quale li ho chiamati’.
Oggi la Chiesa Ambrosiana celebra la dedicazione del suo Duomo, che saldo sulle sue cinquantadue colonne, tante quante sono le domeniche del-l’anno, sta nel cuore della città di Milano.
Il Vangelo di oggi ci presenta una serie di parabole queste sono legate tra loro da un unico argomento: il Regno dei cieli.
Siamo ancora nel periodo liturgico delle domeniche dopo il martirio di Giovanni il Battista, il coraggioso testimone di Gesù. Sono le domeniche della testimonianza e dell’impegno.
Oggi il Vangelo contiene uno de brani più importanti della “rivoluzione cristiana”, della quale continua a parlarci Papa Francesco e che ha cambiato la storia del mondo.
Questa rivoluzione cristiana è data dalla misericordia!
In questi giorni il nostro Arcivescovo ha scritto per tutti i cristiani della nostra Diocesi di Milano una Lettera Pastorale: “il campo è il mondo” che porta come sottotitolo: “Vie da percorrere incontro all’umano”.
E’ bello poter riflettere in questa domenica partendo dal brano del profeta Isaia. E’ un canto dove si esprime tutto l’amore di Dio per il suo popolo, la sua vigna. Leggiamo parole che cantano la bellezza di questa passione di Dio. Interessante la domanda: “Che fare di più alla mia vigna che io non abbia fatto?” La vangò, la liberò dai sassi, vi pianto viti eccellenti, vi costruì una torre. Che fare di più?
Questa domenica apre la seconda parte del tempo dopo Pentecoste e segue la festa del Martirio di Giovanni Battista che abbiamo celebrato lo scorso 29 agosto. Tempo liturgico che chiama a riconoscere in Cristo il compimento di tutta la storia della salvezza. Tutta la Parola di Dio di oggi è un pressante invito alla conversione.
“Morivo con te sulla Croce, oggi con te rivivo, Con te dividevo la tomba, oggi con te risorgo!” E’ una delle antifone ambrosiane più belle e che la liturgia ci propone oggi come canto allo spezzare del pane ed è ancora più bella se un giorno la potessimo cantare.
Stiamo vivendo questa Veglia Pasquale nell’anno della Fede e riti che stiamo vivendo costituiscono un cammino di fede attraverso il quale noi siamo diventati cristiani, cammino che ci dà la gioia di ripensare alla bellezza e alla fortuna di essere stati chiamati a vivere nell’amicizia con Cristo.
Ma, siamo fieri di essere cristiani?
Sant’Ignazio d’Antiochia diceva: “Non basta essere chiamati cristiani, ma bisogna esserlo davvero”.
Conosciamo molto bene questa pagina di Vangelo perché tutti gli anni si ripresenta alla nostra preghiera – eppure, ci dice sempre qualcosa di nuovo.
La quaresima è il tempo in cui riscoprire l'essenziale della fede. Quell’essenzialità che ci ha trasmesso Papa Francesco fin dal primo momento che si è presentato all’umanità.
Nella quarta domenica di Quaresima il lungo brano del Vangelo presenta la guarigione operata da Gesù di un mendicante cieco dalla nascita.
La vita è fatta di incontri. Ciò che noi siamo lo dobbiamo agli incontri che abbiamo avuto, alcuni dei quali hanno segnato la nostra storia. Ogni incontro comporta un rischio, infatti un incontro può arricchire o impoverire, può aprire o rinchiudere.
Il vangelo di oggi racconta la visita di Gesù in casa di Zaccheo e si conclude con una bellissima espressione, che riassume lo scopo della venuta di Gesù sulla terra: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
Dice Sant’Agostino: "Uno ama quando si sente amato. Ora per questo io amo Dio, perché lui per primo ha amato me" .
Scoprire l'amore gratuito, fedele e misericordioso di Dio è la radice della fede.
Da più parti nel mondo intero, ma anche nella nostra bella Italia, stiamo assistendo al nascere di ideologie anti-familiari, non passa giorno, purtroppo, che non venga segnato da drammi che coinvolgono le famiglie: quanta violenza tra le mura domestiche. Il clima che si respira nell’ambito familiare viene costruito spesso solo sullo spontaneismo: “ti voglio bene se mi va”! E quando non mi va… lascio tutto!!!
Come Gesù si era manifestato ai magi venuti dall’Oriente e a Giovanni Battista al Giordano, così anche a Cana di Galilea volle manifestare la sua gloria, tanto che i suoi discepoli credettero in lui.
La festa del Battesimo del Signore chiude il tempo natalizio e avvia il tempo dopo l’Epifania. Anche lo stesso brano del Vangelo di Gesù segna il passaggio dalla sua vita nascosta di Nàzaret alla sua vita pubblica. Nel Battesimo viene manifestato il Mistero della persona di Gesù.
Sono molti gli eventi che vengono celebrati nella Solennità dell’Epifania. Oggi, necessariamente, ci soffermiamo solo su alcuni aspetti di questo grande Mistero, che la Liturgia Ambrosiana ci chiederà più volte di riprendere.
La Liturgia ci invita a tornare ancora a contemplare il Mistero dell’Incarnazione del Signore, sul quale ci siamo soffermati più volte in questi giorni.